Libro di Cielo - Volume 19°

Luglio 8, 1926 (35)

Minacce di nuovi castighi. Come chi deve fare un bene universale deve fare e soffrire più di tutti.

Stavo fondendomi tutta nel Voler Divino, ed il mio dolce Gesù si faceva vedere nel mio interno colle braccia alzate in atto d’impedire [al]la divina giustizia che si riversasse sulle creature, mettendo anche me nella sua stessa posizione per farmi fare ciò che lui stesso faceva. Ma le creature sembrava che incitassero la divina giustizia a colpirle. E Gesù, come stanco, abbassando le sue braccia mi ha detto:

“Figlia mia, che perfidia umana! Ma è giusto e necessario che dopo tanto tollerare mi liberi da tanta roba vecchia che occupa la creazione [e] che essendo infetta porta l’infezione alla roba nuova, alle pianticelle novelle. Sono stanco che la creazione, abitazione mia data all’uomo, ma è sempre mia, perché da me conservata e vivificata continuamente, sia occupata da servi, da ingrati, da nemici e fin da quelli che neppure mi riconoscono. Perciò voglio spacciarmi col distruggere regioni intere e ciò che serve per il loro alimento. I ministri di giustizia saranno gli elementi, che investendoli faranno sentire la fortezza divina sopra di loro.

Voglio purificare la terra per preparare l’abitazione ai figli miei. Tu starai sempre insieme con me. La mia Volontà sarà sempre il tuo punto di partenza anche nei tuoi più piccoli atti, perché anche nelle cose più piccole il mio Volere vuol tenere la sua vita divina, il suo principio ed il suo fine, né tollera che la volontà umana faccia le sue piccole affacciatine nel suo regno, altrimenti verresti ad uscire spesso nel regno vizioso della tua volontà, la quale ti snobiliterebbe, ciò che non conviene affatto a chi deve vivere nel Regno della mia Volontà.

Ora figlia mia, come le pene della celeste regina, le mie pene e la mia morte, come sole fecero maturare, fecondare, raddolcire i frutti che ci sono nel Regno della Redenzione, in modo che tutti possono prenderli, e sono frutti che portano la salute agli infermi, la santità ai santi, così le tue pene, investite con le nostre e maturate col calore del sole del mio Volere, faranno maturare i frutti che ci sono nel Regno della mia Volontà. Saranno tanti e tanto dolci e gustosi, che chi vorrà prenderli e gustarli non più si adatterà ai frutti acerbi, scipiti e nocivi del regno misero e squallido della volontà umana.

Tu devi sapere che chi deve essere il primo a formare un regno, a portare un bene, a formare un lavoro, deve soffrire più di tutti e fare più di tutti; deve stradare, facilitare le cose e i mezzi per preparare ciò che conviene, per fare che gli altri, trovando le materie prime di quel lavoro e vedendolo fatto, lo possano imitare. Perciò molto ti ho dato e ti do, per fare che tu potessi formare le materie prime per chi deve vivere nel Regno della mia Volontà. Perciò sii attenta e disposta a ciò che ti do e a fare quello che voglio da te”.

<          >