Libro di Cielo - Volume 19°

Aprile 25, 1926 (14)

Come il Fiat in cielo è trionfatore e in terra è conquistatore.

Passo giorni amarissimi per la privazione del mio dolce Gesù, mi sento che respiro un’aria velenosa, bastante a darmi non una morte, ma mille morti. Ma mentre sto per soccombere sotto il colpo mortale, sento l’aria vitale e balsamica del Volere Supremo, che mi serve di contravveleno per non farmi morire e mi tiene in vita per subire morti continue sotto il peso incalcolabile della privazione del mio sommo ed unico bene. Oh, privazione del mio Gesù, quanto sei dolorosa, tu sei il vero martirio della povera anima mia! Oh, Volontà Suprema, quanto sei forte e potente, che col darmi vita m’impedisci il volo verso la mia patria celeste per trovare colui che tanto sospiro e bramo! Deh, pietà del mio duro esilio, pietà di me che vivo senza di colui che, solo, mi può dare vita!

Ma mentre mi sentivo schiacciata sotto il peso della sua privazione, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi guardava fisso. Al suo sguardo pietoso mi sentivo ritornare da morte a vita, e siccome io stavo facendo i miei soliti atti nel suo Volere Supremo, mi ha detto:

“Figlia mia, mentre tu imprimevi il tuo ti amo nella mia Volontà su tutte le cose create, tutta la creazione si sentiva raddoppiare l’amore del suo Creatore, e siccome le cose non hanno ragione, quell’amore scorreva con impeto verso colui che le aveva create. Ed il Padre celeste, nel vedersi raddoppiato l’amore, che uscì nella creazione, dalla piccola neonata del suo Volere, per non farsi vincere in amore raddoppia il suo amore e lo fa scorrere su tutte le cose create per tenere la stessa via che ha tenuto la sua piccola figlia, e poi tutto quest’amore lo accentra in colei che gli ha mandato il suo amore raddoppiato, e con tenerezza paterna aspetta la nuova sorpresa: che la sua neonata gli raddoppi di nuovo il suo amore.

Oh, se tu sapessi le correnti e le onde d’amore che vanno e vengono dalla terra al cielo, dal cielo alla terra! come tutta la creazione[1] sentono, sebbene nel loro muto linguaggio e senza ragione, quest’amore raddoppiato di colui che le ha create e di colei per causa della quale furono create, [tanto] che tutti si atteggiano a sorriso ed a festa ed a scorrere benevoli i loro effetti verso le creature!

Il vivere nel mio Volere muove tutto, investe tutto e compie l’opera del suo Creatore nella creazione. Il Fiat come in cielo sulla terra, ha un prodigio, una nota più armoniosa, una caratteristica più bella, che non gode e possiede nello stesso cielo, perché in cielo possiede il prodigio d’un Fiat di assoluto trionfo, che nessuno gli può resistere, e tutto il godere viene dal Fiat Supremo, nelle regioni celesti; qui nell’esilio, nel fondo dell’anima, contiene il prodigio d’un Fiat conquistatore e di nuove conquiste, mentre in cielo non ci sono nuove conquiste, perché tutto è suo. Nell’anima viatrice il mio Fiat non è assoluto, ma vuole l’anima insieme nella sua stessa opera e perciò si diletta di manifestarsi, di comandare e fin di pregarla di operare con esso, e quando l’anima cede e si fa investire dal Fiat Supremo, si formano tali note armoniose prodotte d’ambo le parti, che lo stesso Creatore si sente ricreato dalle sue stesse note divine, dalla creatura; queste note in cielo non esistono perché non è soggiorno di opere, ma di godimenti, e perciò il mio Fiat in terra ha la bella caratteristica d’imprimere nell’anima il suo stesso operato divino, di farla ripetitrice delle opere sue.

Sicché, se in cielo il mio Fiat è trionfatore e nessuno può dire nella regione celeste che ‘qui ho fatto un’opera per attestare il mio amore, il mio sacrificio, al ‘Fiat’ Supremo’, qui in terra è conquistatore, e se piace il trono, molto più piacciono le nuove conquiste. E quanto non farebbe il mio Fiat per conquistare un’anima, per farla operare nel suo Volere? Quanto non ha fatto e non fa per te?”

Onde dopo, il mio dolce Gesù si faceva vedere crocifisso e soffriva molto. Io non sapevo che fare per sollevarlo, mi sentivo annientata per le subite privazioni. E Gesù, schiodandosi dalla croce, si è gettato nelle mie braccia e dicendomi: “Aiutami a placare la divina giustizia che vuol colpire le creature”; si sentiva un forte terremoto da procurare distruzione di paesi. Io son restata spaventata. Gesù è scomparso ed io mi son trovata in me stessa.

 



[1] tutta la creazione, cioè tutte le cose create

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