Libro di Cielo - Volume 18°

Ottobre 17, 1925 (7) 

Avendo stabilito l’eterna Sapienza che anche l’ani­ma avesse il cibo, le fu assegnato come cibo prelibato la Volontà suprema.

Dopo due giorni di privazioni amarissime del mio sommo bene Gesù, me l’ho[1] sentito muovere nel mio interno. Mi pareva di vederlo nel mio interno, che stava seduto colla testa appoggiata ad una parte della mia spalla, colla bocca rivolta nella mia bocca, in atto di somministrarmi le parole. Io me l’ho stretto, e mi son messa ad ascoltarlo tutta abbandonandomi in lui. Onde pareva che mi dicesse: “Figlia mia, la mia Volontà è più che cibo. Il cibo dà la forza al corpo, lo riscalda, aumenta il sangue, ravviva l’intelligenza se sta affievolita, mette il brio in tutte le membra e spinge la creatura a nuove opere e sacrifici. Invece una che sta digiuna, non dando il cibo necessario al suo corpo, è debole, fredda, povera di sangue, [ha] l’intelligenza affievolita, [è] spossata in tutte le membra: che[2] la porta alla mestizia e la spinge a non far nulla, senza voglia di sacrificarsi in nulla. Poveretta, si sente mancare la vita in tutta la sua persona; tanto vero che, quando una malattia è mortale per una creatura, [ella] abbandona il cibo; abbandonando il cibo si dispone alla morte.

Onde, avendo stabilito l’eterna Sapienza che anche l’anima avesse il cibo, le fu assegnato come cibo prelibato la Volontà suprema. Sicché, chi prende questo cibo è forte nell’operare il bene, è come inzuppato nell’amo­re verso il suo Dio; questo cibo aumenta il sangue divino, per formare la crescenza della vita di Dio in essa[3]; come sole [si] riflette nella sua intelligenza, per farle conoscere il suo Creatore e formarsi[4] a Sua somiglianza; mette il brio in tutta l’anima per mettere in vigore tutte le virtù, e la spinge a nuovi lavori e a sacrifizi inauditi.

Il cibo della mia Volontà si dà ad ogni istante, ad ogni respiro, di notte, di giorno, in ogni cosa, e quan­te volte si vuole; né c’è da temere come [per] il cibo corporale, che prendendone molto fa danno e produce anche le malattie; no, no, quanto più si prende, più fortifica ed eleva l’anima alla somiglianza del suo Creatore. Si può stare sempre colla bocca aperta in atto di prendere questo cibo della mia Volontà; per chi non lo prende affatto, si può dire che si dispone a morire eternamente; è fredda nell’amore, è povera di sangue divino, in modo che cresce, come un’anemica, in essa, la vita divina. La luce nella sua intelligenza è tanto scarsa, che poco o nulla conosce del suo Creatore, e non conoscendolo, la somiglianza è lontana da Lui, per quanto è lontana dal cibo della Sua Volontà. È senza brio nell’operare il bene, perché non ha cibo sufficiente, ed ora le scappa la pazienza, ora la carità, ora il distacco da tutto, sicché le povere virtù vivono come strangolate, senza il cibo sufficiente della mia Volontà.

Ah, se si potesse vedere un’anima priva di questo cibo celeste! C’è da piangere, tante sono le miserie e le schifezze di cui è coperta; ma però c’è più da compatire se si vede una creatura digiuna del cibo corporale, perché molte volte le mancano i mezzi per comprarlo; invece il cibo della mia Volontà si dà gratuitamente, quindi chi non lo prende merita la condanna, e la condanna se la forma lui stesso, perché ha rigettato il cibo che gli dava la vita”.

Onde, dopo ciò ho sentito che varie persone avevano sofferto contrasti, umiliazioni ed altro; ed il mio dolce Gesù ha ripreso il suo dire: “Figlia mia, come il corpo contiene il sangue cattivo che infetta il buono [ed] è necessario applicare vescicanti, sanguisughe, salassi, per tirare il sangue cattivo, altrimenti passa pericolo che resti paralizzato per tutta la vita, così l’anima [a] cui manca il continuo cibo della mia Volontà contiene tanti umori cattivi, ed è necessario applicare vescicante d’umiliazione, per tirare l’umore cattivo della propria stima, morsicature di sanguisughe, per tirare l’umore infetto della vanagloria del proprio io, repentini salassi, per impedire e tirare il sangue cattivo dei piccoli attacchi che si va formando nel proprio cuore per le persone che avvicinano[5] nel fare il bene; altrimenti quegli umori crescerebbero tanto da infettare tutto ciò che fanno[6], in modo da restare paralizzata nel bene per tutta la vita. Le punture giovano sempre, sono le sentinelle del cuore, che mantengono puro il sangue, cioè retta l’intenzione dell’anima nell’operare il bene.

Però se tutti operassero il bene per compiere solo la mia Volontà, le punture non sarebbero necessarie, perché Essa è salvaguardia di tutti gli umori cattivi. Sicché le punture sono anche pene di chi non prende il cibo sufficiente della mia Volontà”.

 



[1] me lo sono

[2] ciò

[3] nell’anima

[4] formarla

[5] l’anima avvicina

[6] fa

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