Libro di Cielo - Volume 18°

Ottobre 4, 1925 (5) 

Il ripetere lo stesso atto è segno che si ama, che si apprezza e che [si] vuol possedere lo stesso atto che [si] fa.

Stavo, secondo il mio solito, fondendomi nella Santissima Volontà di Dio e, mentre giravo in Essa per met­tere il mio ti amo su tutte le cose, avrei voluto che il mio Gesù nulla vedesse e sentisse, se non il mio ti amo, oppure il tutto attraverso di questo mio ti amo; e mentre ripetevo la cantilena del mio ti amo, pensavo tra me: “Si vede che sono proprio una piccola bimba, che non so dire che la storiella imparata, e poi a che mi giova il ripetere e sempre ripetere ti amo, ti amo?” Ma mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, facendo vedere tutta la sua divina persona impressa dovunque dal mio ti amo: sulle labbra, sul volto, nella fronte, in mezzo alle punta delle dita, insomma dovunque; e con un accento tenero mi ha detto:

“Figlia mia, non sei contenta che nessun ti amo che esce da te va sperduto, ma tutti restano impressi in me? E poi sai a che ti giova il ripeterli? Tu devi sapere che quando l’anima si decide di fare un bene, di esercitare una virtù, forma il seme di quella virtù; col ripetere quegli atti, forma l’acqua per innaffiare quel seme sulla terra del proprio cuore, e quanto più spesso ripete, più innaffia quel seme, e la pianta cresce bella, verde, in modo che subito produce i frutti di quel seme. Invece se è lenta nel ripetere, molte volte quel seme resta soffocato, e se cresce, cresce esile e non dà mai frutto; povero seme, senza acqua sufficiente per crescere! Ed il mio sole non sorge su di quel seme, perché infecondo, per dargli la fecondità, la maturità ed il bel colorito ai suoi frutti. Invece col ripetere sempre quegli atti stessi, l’anima contiene molta acqua per innaffiare quel seme, il mio sole sorge su quel seme ogni volta che lo vede innaffiare, e si diletta tanto, conoscendo che [esso] tiene molta forza per crescere, che fò giungere i suoi rami fino a me, e vedendo i molti frutti ne colgo con mio piacere e mi riposo alla sua ombra. Sicché il ripetere il tuo ti amo per me, ti procura l’acqua per innaffiare e formare l’albero dell’amore; il ripetere la pazienza, innaffia e forma l’albero della pazienza; il ripetere i tuoi atti nella mia Volontà forma l'acqua per innaffiare e formare l’albero divino ed eterno della mia Volontà; nessuna cosa si for­ma con un solo atto, ma con molti e molti ripetuti atti. Solo il tuo Gesù contiene questa virtù di formare tutte le cose, e le cose più grandi, con un solo atto, perché contengo la potenza creatrice; ma la creatura a via di ripetere lo stesso atto, forma a sorsi a sorsi il bene che vuol fare; coll’abitudine diventa natura quel bene e quella virtù, e [la creatura] ne diventa posseditrice, formandone tutta la sua fortuna. Anche nell’ordine naturale succede così: nessuno diventa maestro coll’aver letto una volta o poche volte le vocali, le consonanti, ma chi costantemente ripete fino a riempirsi la mente, la volontà ed il cuore, di tutta quella scienza che conviene per poter fare da maestro agli altri; nessuno si trova sazio se non mangia boccone a boccone il cibo che ci vuole per saziarsi; nessuno raccoglie il seme se non ripete, chi sa quante volte, il suo lavoro nel suo campicello; e così di tante altre cose. Il ripetere lo stesso atto è segno che si ama, che si apprezza e che [si] vuol possedere lo stesso atto che [si] fa. Perciò ripeti ed incessantemente ripeti senza mai stancarti”.

Onde, dopo mi son trovata fuori di me stessa, ed il mio dolce Gesù mi ha portato girando in tutti quei punti dove avea, stando in terra, operato, patito, pregato ed anche pianto, tutto stava in atto, tutto ciò che aveva fatto; ed il mio amato bene mi ha detto: “Figlia mia, figlia del mio Volere supremo, la mia Volontà vuole farti parte di tutto; tutto ciò che tu vedi, sono tutte le mie opere che feci stando in terra, cui[1] la mia Volontà tiene in sé sospese, perché le creature non si dispongono a volerle ricevere, e [in] parte perché non conoscono ancora ciò che io feci. Vedi, qui ci sono le preghiere che di notte facevo, coperte di lacrime amare e di sospiri ardenti per la salvezza di tutti: stanno tutte in aspettazione per darsi alle creature, per darle[2] i frutti che contengono. Figlia, entra tu in esse, copriti colle mie lacrime, vestiti colle mie preghiere, affinché la mia Volontà compia in te gli effetti che ci sono nelle mie lacrime, preghiere e sospiri. La mia Volontà tiene come schierate in sé le pene della mia infanzia, tutti i miei atti interni della mia vita nascosta, che sono prodigi di grazia e di santità, tutte le umiliazioni e gloria e pene della mia vita pubblica, le pene più nascoste della mia passione; tutto sta sospeso, il frutto completo non è stato preso dalle creature, ed aspetto chi deve vivere nel mio Volere, affinché non più stiano sospese[3], ma che si riversano[4] su di loro per dargli[5] il frutto completo; solo chi deve vivere nella mia Volontà non farà stare più sospesi i miei beni.

Perciò entra in ciascun mio atto e pena, affinché la mia Volontà si compia in te; tra te e me non voglio cose sospese, né tollero di non poterti dire ciò che voglio, perciò voglio trovare in te la mia stessa Volontà, affinché nulla si potesse opporre a ciò che vuol darti la mia stessa Volontà”.

E mentre ciò Gesù diceva, io passavo da un atto all’altro di Gesù e restavo come trasformata, coperta nei suoi stessi atti, preghiere, lacrime e pene. Ma chi può dire ciò che provavo? Spero che il benedetto Gesù mi dia la grazia di corrispondere e di compiere in me la sua adorabile Volontà, e in tutti. Amen.

 



[1] che

[2] dar loro

[3] le mie opere

[4] ma si riversino

[5] dar loro

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