17° Volume - Luglio 25, 1924 (6)

“La santità nel mio Volere viene ad associarsi a quel­l’atto continuato del Volere eterno che mai, mai smette”.

Questa mattina il mio dolce Gesù si faceva vedere nel mio interno in atto di stendere le braccia in forma di croce, ed io restavo distesa insieme con lui; e poi mi ha detto: “Figlia mia, l’ultimo atto della mia vita fu il distendermi sulla croce e rimanere lì finché morii con le braccia aperte, senza potermi muovere né oppormi a quello che volevano farmi. Ero io il vero ritratto, la viva immagine di chi vive non della volontà umana, ma Divina. Quel non potermi muovere né potermi opporre, quell’aver perduto ogni diritto su di me, la tensione orribile delle mie braccia…, quante cose dicevano! E mentre io perdevo i diritti, gli altri facevano acquisto della mia vita. Il primo diritto fu della Volontà suprema, che facendo uso della sua immensità ed onniveggenza, pren­deva tutte le anime, innocenti e peccatrici penitenti, buone e cattive ravvedute, e me le metteva nelle braccia distese, affinché le portassi al cielo, ed io non rifiutai nessuno; sicché nelle mie braccia la Volontà Divina die­de posto a tutti. Onde la Volontà suprema è un atto continuato non mai interrotto, e ciò che fa una volta non smette mai. E sebbene la mia umanità è in cielo, e non è soggetta a patire, vo trovando le anime che non agiscono nella volontà umana, ma nella Divina, né si oppongono a nulla; che perdono ogni proprio diritto, affinché, restando tutto il proprio diritto in balìa della Divina Volontà, Questa continui il suo atto di mettere, nelle braccia di chi si presti a distendersi nel mio Volere, tutte le anime, peccatori e santi, innocenti e cattivi, affinché ripeta e continui ciò che fecero le mie braccia distese in croce. Ecco perché mi son disteso dentro di te, affinché la suprema Volontà continui il suo atto di portarmi tutti nelle mie braccia.

 

La santità non è formata da un atto solo, ma di tanti atti uniti insieme. Un solo atto non forma né santità né perversità, perché mancando la continuazione degli atti mancano i colori e le vive tinte della santità, e mancando questi non si può dare un peso ed un valore giusto né alla santità né alla perversità. Sicché quello che fa rifulgere e mette il suggello alla santità sono gli atti buoni continuati. Nessuno può dire che è ricco perché possiede un soldo, ma chi possiede possedimenti estesi, ville, palazzi, ecc. Così è della santità; e se la santità ha bisogno di tanti atti buoni, sacrifizi, eroismo…, ma può andare anche soggetta a vuoti, ad intervalli, la santità nel mio Volere non è soggetta a fasi intermittenti, ma viene ad associarsi a quell’atto continuato del Volere eterno che mai, mai smette, ma è sempre agente, sempre operante, sempre trionfante, sempre ama e mai si arresta. Sicché la santità nel mio Volere porta nell’anima l’im­pronta dell’operato del suo Creatore, qual è il suo amore continuo, la conservazione continua di tutte le cose da lui create: non mai si cambia, ed è immutabile. Chi è soggetto a mutarsi appartiene alla terra e non al cielo; il cambiarsi è della volontà umana, non della Divina; interrompere il bene è della creatura, non del Creatore; quindi, tutto ciò sarebbe disdicevole alla santità del vivere nel mio Volere, perché essa contiene la divisa, l’immagine della santità del suo Creatore. Perciò sii attenta; lascia tutti i diritti alla Volontà suprema, ed io andrò formando in te la santità del vivere nel mio Volere”.