17° Volume - Luglio 20, 1925 (53)

“La mia grazia sente il più straziante dolore dello stato d’immobilità in cui la mettono le creature”.

Trovandomi nel solito stato, dopo aver passato privazioni amarissime del mio dolce Gesù, finalmente si è fatto vedere, e senza dirmi neppure una parola mi ha messo in una posizione dolorosa, in una perfetta immobilità... Sentivo la vita, e non avevo moto; sentivo di avere il respiro, e non potevo respirare… Tutta la mia povera persona non aveva un piccolo moto; e mentre sentivo dolermi, non ero capace di contorcermi per il dolore che sentivo, ma dalla presenza di Gesù e dalla sua Santissima Volontà ero costretta a restare immobile. Onde dopo che al mio benedetto Gesù è piaciuto, mi ha steso le sue braccia, come per prendermi e stringermi al suo seno, e mi ha detto:

“Figlia mia, hai visto come è doloroso lo stato d’im­mobilità? È lo stato più duro, perché anche al sentire acerbi dolori, il moto è sollievo, è segno di vita; i contorcimenti sono voci mute che chiedono aiuto e scuotono compassione dai circostanti. Tu l’hai provato quanto è doloroso. Ma sai tu perché ti ho messo in questo stato d’immobilità? Per farti comprendere lo stato in cui si trova la mia grazia, e avere da te una riparazione. Oh, in quale stato d’immobilità si trova la mia grazia! Essa è vita e moto continuo, e sta in continuo atto di darsi alle creature. Le creature la respingono e la rendono immobile; sente la vita, vuol dare la vita, ed è costretta dal­l’ingratitudine umana a starsene immobile, senza alcun moto; che pena! La mia grazia è luce, e come luce naturalmente si spande, e le creature non fanno altro che sprigionare tenebre; e mentre la mia luce vuole entrare in loro, le tenebre che spandono paralizzano la mia luce e la rendono come immobile e senza vita per le creature. La mia grazia è amore, e contiene la vita di poter tutti accendere; ma la creatura, amando tutt’altro, rende come morto per sé questo amore, e la mia grazia sente il più straziante dolore dello stato d’immobilità in cui la mettono le creature... Oh, in quali strette dolorosissime si trova la mia grazia! E questo non solo da quelli che apertamente si dicono cattivi, ma anche da quelli che si dicono religiosi, anime pie. E molte volte, per cose da nulla, per una cosa che non va loro a genio, per un capriccio, per un vilissimo attacco, o perché non trovano le soddisfazioni della propria volontà nelle stesse cose sante, mentre la mia grazia è tutta moto e vita per loro, la rendono immobile e si appigliano a ciò che loro va a genio, al capriccio, agli attacchi umani, e a tutto ciò in cui sentono la soddisfazione del proprio io. Sicché, al posto della mia grazia, mettono il proprio io come vita e come idolo proprio.

Ma sai tu chi è la confortatrice, la indivisibile compagna, la rapitrice che rapisce il moto e la vita della mia grazia, anzi ne accelera sempre più il moto, e neppure un istante la rende immobile? È l’anima che vive nella mia Volontà. Dove la mia Volontà regna, è sempre in moto la mia grazia, è sempre in festa, tiene sempre da fare, non resta mai corrucciata, inoperosa… L’anima dove regna il mio Volere è la beniamina della mia grazia, è la sua piccola segretaria, dove depone i segreti dei suoi dolori e delle sue gioie; le affida tutto, perché la mia Volontà tiene posto sufficiente per ricevere il deposito che contiene la mia grazia, perché essa non è altro che il parto continuo della mia Volontà suprema”.