17° Volume - Giugno 29, 1925 (51)

“La mia Volontà ti farà salire sempre più nel tuo Dio e te lo farà più comprendere”.

Mi sentivo oppressa, ed un pensiero voleva turbare la serenità della mia mente: “… E se ti trovassi in punto di morte e ti venissero dubbi, timori [di] come ti sei [comportata] nella tua vita, tanto da farti temere della tua salvezza, come faresti…?”.

Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù non mi ha dato tempo di più riflettere né di rispondere al mio pensiero. Movendosi nel mio interno, si faceva vedere che tentennava la testa, e come contristato dal mio pensiero mi ha detto:

“Figlia mia, che dici? Pensare ciò è un affronto alla mia Volontà. In Essa non entrano né timori, né dubbi, né pericolo alcuno; queste sono cose che non le appartengono, sono piuttosto i miseri cenci della volontà umana. La mia Volontà è qual mare placido che mormora pace, felicità, sicurezza, certezza, e le onde che sprigiona dal suo seno sono onde di gioie e di contenti senza termine. Perciò, nel vederti pensare ciò, io sono restato scosso. La mia Volontà non è capace di timori, di dubbi, di peri­colo, e l’anima che vive in Essa si rende estranea ai miseri cenci della volontà umana. E poi, di che può temere la mia Volontà? Chi mai può fare suscitare dubbi sul suo operato, se innanzi alla santità del mio Volere operante tutti tremano e sono costretti a piegare la fronte, adorando l’operato della mia Volontà? Anzi, voglio dirti una cosa per te molto consolante, e per me di grande gloria. Succederà di te, nel tuo morire nel tempo, ciò che successe di me nella mia morte. Io in vita operai, pregai, predicai, istituii sacramenti, soffrii pene inaudite e fino la stessa morte; ma la mia umanità posso dire che quasi nulla vide, a confronto del gran bene che aveva fatto, né gli stessi sacramenti ebbero vita finché io stetti sulla terra. Come fui morto, la mia morte suggellò tutto il mio operato, le mie parole, le mie pene, i sacramenti; ed il frutto della mia morte confermò tutto ciò che io feci, e mise in atto di risorgere a vita le mie opere, le mie pene, le mie parole, i miei sacramenti, da me istituiti, e la con­tinuazione della vita di essi fino alla consumazione dei secoli. Sicché la mia morte mise in moto tutte le mie opere e le fece risorgere in vita perenne. Tutto ciò era giusto, contenendo la mia umanità il Verbo eterno ed una Volontà che non ha né principio né fine, né [è] soggetta a morire. Di tutto ciò che essa fece, nulla doveva perire, neppure una sola parola, ma tutto doveva avere la continuazione fino alla fine dei secoli, per passare nei cieli a beatificare tutti i beati eternamente...

Così succederà di te: la mia Volontà che vive in te, che ti parla, che ti fa operare e soffrire in Essa, nulla farà perire, neppure una parola delle tante verità che ti ho manifestato sulla mia Volontà, ma tutto metterà in moto, tutto farà risorgere. La tua morte sarà la conferma a tutto ciò che ti ho detto; e siccome il vivere nella mia Volontà fa sì che in tutto ciò che l’anima fa, soffre, prega, parla, si contenga[1] nell’atto della Volontà Divina, tutto ciò non sarà soggetto a morire, ma resteranno come tante vite nel mondo, e tutte in atto di dar vita alle creature. Quindi, tutte le verità che ti ho detto, la tua morte squarcerà i veli che le coprono, e risorgeranno come tanti soli, da snebbiare tutti i dubbi e le difficoltà di cui parevano coperte in vita. Sicché, finché tu viva in questo basso mondo, poco o nulla vedrai negli altri di tutto il gran bene che la mia Volontà vuol fare per mezzo tuo; ma dopo la tua morte tutto avrà il suo pieno effetto”.

Dopo ciò, ho passato la notte senza poter chiudere occhio al sonno, né a ricevere le solite visite del mio amabile Gesù; ché venendo lui, io resto assopita in lui, e per me è più che sonno. Però quel tempo l’ho passato facendo le ore della sua passione, e facendo i soliti giri nella sua adorabile Volontà. Così vedevo che era giorno (ma questo mi succede spesso), e stavo dicendo tra me: “Amor mio, né sei venuto, né mi hai fatto dormire; quin­di come farò senza di te?”. In questo mentre, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:

“Figlia mia, nella mia Volontà non ci sono notti, né sonno; è sempre pieno giorno e piena veglia; non c’è tempo da dormire, perché c’è molto da fare, da prendere e da felicitarsi in Essa. Quindi, tu devi imparare a vivere nel lungo giorno della mia Volontà, per fare che la mia Volontà possa avere la sua vita di atto continuo in te; però troverai il più bello riposo, perché la mia Volontà ti farà salire sempre più nel tuo Dio e te lo farà più comprendere; e quanto più comprenderai Dio, tanto più l’anima tua resterà allargata per poter ricevere quel riposo eterno, con tutte quelle felicità e gioie che contiene il riposo divino. Oh, che bel riposo sarà questo per te, riposo che solo nella mia Volontà si trova!”.

Ora, mentre ciò diceva, è uscito da dentro il mio interno, e gettando le sue braccia al mio collo mi stringeva forte a sé, ed io ho steso le mie e me lo stringevo forte a me. In questo mentre, il mio dolce Gesù chiamava molte persone che si stringevano ai suoi piedi, e Gesù loro diceva: “Salite al mio cuore, e vi farò vedere i portenti che la mia Volontà ha fatto in quest’anima”. Detto ciò, è scomparso.

 



[1] sia contenuto