17° Volume - Aprile 9, 1925 (36)

“Sai tu che cosa è questa nube di luce? È la mia Volontà operante in te, ed i tuoi atti operati in Essa”.

Dopo molti giorni di amarezza e di privazione, il mio dolce Gesù mi ha trasportata fuori di me stessa, e prendendomi fra le sue braccia mi ha messo sulle sue ginocchia. Oh, come mi sentivo felice, dopo tante privazioni ed amarezze, nel grembo di Gesù! Però mi sentivo timida, senza volontà di voler nulla e di dire nulla, né con quella confidenza mia solita d’una volta, che tenevo con Gesù quando era con me… Gesù intanto me ne faceva tante: mi stringeva forte a sé da farmi soffrire, mi metteva la mano alla bocca, quasi togliendomi il respiro, mi baciava…, ed io, nulla, non gli davo nessun ricambio, non avevo voglia di far nulla. La sua privazione mi aveva paralizzata e resa senza vita…; solo che lo facevo fare, non mi opponevo in nulla. Ancorché mi avesse fatta morire, non avrei fiatato…

Onde Gesù, volendo che io dicessi qualche cosa, mi ha detto: “Piccola figlia mia, dimmi almeno: vuoi che il tuo Gesù ti leghi tutta tutta?”.

Ed io: “Fa come vuoi tu”.

E lui, prendendo in mano un filo, faceva passare quel filo intorno alla mia testa, davanti agli occhi, alle orecchie, alla bocca, al collo, insomma, a tutta la mia persona, fino ai piedi; e dopo ha soggiunto, guardandomi con occhio penetrante: “Come è bella la mia piccola figlia, legata tutta da me! Adesso sì che ti amerò di più, perché il filo della mia Volontà non ti ha lasciato nulla che tu potessi fare, senza costituirsi Essa vita di tutta te. E questo ti ha aggraziata tanto da renderti tutta speciosa e bella agli occhi miei. Sicché la mia Volontà tiene questa virtù e potenza, da rendere l’anima d’una bellezza sì rara, sì preziosa, che nessun altro potrà eguagliare la sua bellezza; ed è tanta e [tanto] affascinante che attira il mio occhio e l’occhio di tutti a guardarla e amarla”.

Detto ciò, mi son trovata in me stessa, confortata e rafforzata, sì, ma sommamente amareggiata, pensando chissà quando sarebbe ritornato, e che neppure gli avevo detto una parola del mio duro stato. Quindi mi son messa a fondermi nel suo Santissimo Volere; ed il mio amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, e formava intorno a me una nube di luce; e Gesù poggiava le braccia sopra quella nube e guardava tutto il mondo, tutte le creature... [Esse] si sono fatte presenti al suo sguardo purissimo ed, oh, quante offese, da tutte le classi di persone, ferivano il mio dolce Gesù! Quante trame! Quanti inganni e finzioni! Quante macchinazioni di rivoluzioni, tenendosi pronti per incidenti improvvisi! E tutto questo attirava i castighi di Dio, [tanto] che città intere restavano distrutte... Il mio dolce Gesù, appoggiato a quella nu­be di luce, tentennava la testa e restava amareggiato fin nell’intimo del cuore, e voltandosi a me mi ha detto:

“Figlia mia, guarda lo stato del mondo! È tanto grave, che solo attraverso di questa nube di luce posso guardarlo. E se lo volessi guardare fuori di questa nube, lo distruggerei in gran parte… Ma sai tu che cosa è questa nube di luce? È la mia Volontà operante in te, ed i tuoi atti operati in Essa. Quanti più atti fai in Essa, tanto più grande si fa questa nube di luce, che serve a me di appoggio ed a farmi guardare con quell’amore con cui la mia Volontà creò l’uomo. Essa mette un incanto alle mie amorose pupille, e facendomi presente tutto ciò che feci per il suo[1] amore, mi fa nascere in cuore una Volontà compassionevole, e mi fa finire col compatire colui che tanto amo...

A te, poi, serve questa nube di luce in modo meraviglioso: ti serve di luce per tutto l’essere tuo, ti si mette d’intorno e ti rende estranea la terra, non permette che entri in te nessun gusto di persone o di altro, anche inno­cente, e mettendo anche in te un dolce incanto alle tue pupille, ti fa guardare le cose secondo la verità e come le guarda il tuo Gesù. Se ti vede debole, questa nube ti si serra d’intorno e ti dà la sua fortezza; se ti vede inoperosa, entra in te e si fa operante, anzi, gelosa al sommo con la sua luce, mentre è la sentinella, ché tu nulla faccia senza di essa, e ché essa nulla faccia senza di te... Dunque, figlia mia, perché tanto ti affliggi? Lascia che la mia Volontà faccia in te e che non conceda nessun at­to di vita alla tua volontà che non sia in me, se vuoi che si compiano in te i miei grandi disegni”.

 



[1] dell’uomo