17° Volume - Marzo 15, 1925 (35)

“La luce della mia Volontà si trasforma insieme con la tua volontà e vi forma una sola vita”.

Mi stavo tutta fondendo nel Santo Voler Divino, ma mentre ciò facevo sentivo tutta l’amarezza della privazione del mio dolce Gesù, per quanto quasi abituata a soffrire l’assenza di lui; però ogni volta che son priva è sempre nuova la pena... Mi sembra che ogni volta che resto priva della vita della mia vita, Gesù mette un grado di più di dolore, ed io sento più al vivo la pena della sua lontananza. Oh, come è vero che in Gesù sono sempre nuove le pene e nuove le gioie!

Ora, mentre mi abbandonavo nella sua Volontà, il mio amabile Gesù, da dentro il mio interno, ha [messo fuori] una mano, tutta piena di luce; ma nella sua ci ave­va anche la mia, ma tanto immedesimata nella sua, che a stento si scorgeva che invece di una erano due mani trasformate insieme...

E Gesù, compassionando la mia estrema amarezza, mi ha detto: “Figlia mia, la luce della mia Volontà si trasforma insieme con la tua volontà e vi forma una sola vita: la luce si fa vita, ed il calore che contiene la luce svuota, consuma tutto ciò che può impedire la immedesimazione con la mia vita e farne una sola. Perché tanto ti affliggi? Non senti in te questa mia vita, e non fantastica, ma reale? Quante volte non senti in te la mia vita operante, altre volte sofferente, ed altre volte io ti riempio tanto di me che tu sei costretta a perdere il moto, il respiro, le facoltà mentali, e la tua stessa natura perde la sua vita per dar luogo alla mia? Ed io, allora, per fare che tu possa rivivere, son costretto ad impicciolirmi in te stessa, per farti acquistare il moto naturale e l’uso dei sensi; ma sempre dentro di te rimango… E non ti accorgi che ogniqualvolta mi vedi, è da dentro il tuo interno che mi vedi uscire? Dunque, perché temi che io ti lasci, se tu questa mia vita la senti in te?”.

Ed io: “Ah, mio Gesù, è vero che sento in me un’al­tra vita che opera, che soffre, che si muove, che respira, che si distende in me, ma tanto, che io stessa non so dire ciò che mi succede… Molte volte credo di dover morire, ma, come quella vita che sento in me s’impicciolisce, ri­tirandosi dalle braccia, dalla testa, io incomincio di nuovo a rivivere. Ma molte volte non ti veggo; ti sento, ma non vedo la tua amabile presenza, ed io temo ed ho quasi paura di quella vita che sento in me, pensando: ‘Chi potrà essere colui che tiene tanta padronanza in me, che io mi sento un cencio sotto il suo potere? Non può essere anche un mio nemico?’. E se mi voglio opporre a ciò che lui vuol fare in me, si fa tanto forte ed imponente, che non mi cede un atto della mia volontà; ed io subito gli cedo la vincita su di me”.

E Gesù: “Figlia mia, solo la mia Volontà tiene questo potere di formarsi una vita nella creatura… S’inten­de che l’anima mi abbia dato, chissà quante volte, prove certe che vuol vivere della mia Volontà, non della sua, perché ogni atto di volontà umana che non è in me, impedisce che si compia questa mia vita, il che[1] è il più grande prodigio che sa operare la mia Volontà: la mia vita nella creatura. La sua luce mi prepara il luogo; il suo calore purifica e consuma tutto ciò che potrebbe essere disdicevole alla mia vita, e mi somministra gli elementi necessari per poter sviluppare la mia vita. Perciò lasciami fare, affinché possa compiere tutto ciò che ha stabilito la mia Volontà su di te”.

 



[1] la quale