17° Volume - Giugno 20, 1924 (3)

“La specialità caratteristica della mia Volontà è proprio questa: rendere felici Dio e l’uomo”.

Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa, insieme col mio dolcissimo Gesù. Lui era tutto bontà e tutto ammirabile. Mi ha preso le mani fra le sue e se le è strette forte al suo petto, e tutto amore mi ha detto: “Figlia mia, se sapessi che piacere, che gusto sento nel parlarti della mia Volontà! Ogni cosa in più che ti manifesto sul mio Volere è una felicità che sprigiono da me e che si comunica alla creatura, ed io mi sento più felicitato in essa in virtù della mia stessa felicità, perché la specialità caratteristica della mia Volontà è proprio questa: rendere felici Dio e l’uomo.

Non ti ricordi, figlia mia, quanto piacere prendevamo insieme, io nel parlarti e tu nell’ascoltarmi, e come ci felicitavamo a vicenda? Ed essendo la mia Volontà la sola che contiene il germe della felicità, io col manifestarla e l’anima col conoscerla formiamo la pianta ed i frutti della vera felicità imperitura ed eterna, che non viene mai meno. E non solo noi, ma anche quelli che ascoltano o leggono le cose mirabili e sorprendenti del mio Volere sentono il dolce incanto della mia felicità. Perciò, per felicitarmi nelle opere mie, voglio parlarti della nobiltà della Volontà mia, dove l’anima può giungere a ciò che può racchiudere se dà l’entrata in sé alla mia Volontà. La nobiltà della mia Volontà è divina; e siccome è dal cielo, Essa non scende se non in chi trova un nobile corteggio; e perciò la prima che le diede l’en­trata fu la mia umanità. Essa[1] non si contenta di poco ma vuole il tutto, perché vuole dare tutto: e come può dar tutto se non trova tutto per sé, onde potervi deporre tutti i suoi beni? Così la mia umanità le diede il santo e nobile corteggio, ed Essa accentrò in me tutto e tutti.

Vedi, dunque, che per venire a regnare nell’anima la mia Volontà, deve l’anima racchiudere in sé tutto ciò che fece la mia umanità; e se le altre creature hanno par­tecipato, in parte, ai frutti della mia redenzione, a secon­da delle loro disposizioni, questa creatura li accentrerà tutti per formare il nobile corteggio alla mia Volontà, e Questa accentrerà nell’anima l’amore che dà e vuole dare a tutti, per poter ricevere l’amore di tutti e di ciascuno. Non si contenta di trovare in lei il contraccambio del solo suo amore, ma vuole il contraccambio di tutto: tutti i rapporti che ci sono nella creazione tra il Creatore e la creatura, la mia Volontà li vuole trovare nell’anima dove vuole regnare, altrimenti non sarebbe piena la sua felicità, né troverebbe tutte le cose sue né tutta se stessa. La mia Volontà deve poter dire nell’anima dove regna: ‘Qui trovo la felicità’.

Con tutto ciò, se nessuno mi amasse né mi contraccambiasse, io sono sempre felice in me stesso; nessuno può contristare la mia felicità, perché in essa mia Volon­tà io trovo tutto, ricevo tutto e posso dar tutto. Ripeterei la frase che c’è nelle Tre Divine Persone: ‘Siamo intangibili: per quanto ne potessero[2] fare le creature, nessuno può toccarci, né menomamente offuscare la nostra eterna ed immutabile felicità. Solo può toccarci amorosamente ed entrare a fare una sola cosa con Noi chi possiede la nostra Volontà, ché essendo così la creatura felice della nostra stessa felicità, restiamo glorificati della felicità della creatura’. Ed allora la carità raggiungerà la completa perfezione nella creatura, quando la mia Volontà regnerà in modo completo nelle creature, perché allora ognuna si troverà, in virtù di Essa, in ogni creatura, amata, difesa e sorretta, come l’ama, difende e sorregge il suo Dio; l’una si troverà trasfusa nell’altra come nella propria vita. Allora tutte le virtù raggiungeranno la completa perfezione, perché non si alimenteranno della vita umana, ma della vita divina.

Perciò, di due umanità ho avuto bisogno: della mia, per formare la redenzione, e l’altra, di una creatura, per formare il Fiat Voluntas tua, come in cielo così in terra. L’una più necessaria dell’altra, perché nella prima dovevo venire a redimere l’uomo, nella seconda dovevo venire a ripristinarlo al fine unico per cui fu creato e ad aprire la corrente delle grazie tra la volontà umana e la Divina, e Questa farla regnare come in cielo così in terra. E come la mia umanità, per redimere l’uomo, fece regnare la mia Volontà come in cielo così in terra, così vo trovando un’altra umanità che, facendola regnare in se stessa come in cielo così in terra, mi faccia compire tutti i disegni della mia creazione. Perciò sii attenta nel far regnare in te la sola mia Volontà, ed io ti amerò con lo stesso amore con cui amai la mia santissima umanità”.

 



[1] la mia Volontà

[2] possano