17° Volume - Gennaio 27, 1925 (29)

“Tutti gli atti fatti nella nostra Volontà entrano nel­l’atto primo, quando creammo tutti gli esseri”.

Mentre stavo fondendomi nel Santo Volere Divino, pensavo tra me: “Prima, quando mi fondevo nel santo supremo Volere, Gesù era con me, ed insieme con lui io entravo in Esso, sicché l’entrare era una realtà; ma adesso io non lo veggo, sicché non so se entro nell’eterno Volere o no. Nel formare l’atto dell’ingresso nel Divino Volere mi sento piuttosto come una che recita una lezioncina imparata a memoria, oppure che quelle parole d’ingresso non siano che un modo di dire.

Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e prendendomi una mano nella sua, mi spingeva in alto, e mi ha detto:

“Figlia mia, tu devi sapere che, o mi veda o non mi veda, ogniqualvolta tu ti fondi nella mia Volontà, io, da dentro il tuo interno, ti prendo una mano per spingerti in alto, e dal cielo ti do l’altra mano, per prenderti l’altra mano e tirarti su, in mezzo a Noi, nell’interminabile nostra Volontà. Sicché stai in mezzo alle mie mani, fra le mie braccia.

Tu devi sapere che tutti gli atti fatti nella nostra Vo­lontà entrano nell’atto primo, quando creammo tutti gli esseri; e gli atti della creatura, baciandosi coi nostri, per­ché una è la Volontà che da vita a questi atti, si diffondono in tutte le cose create, come vi sta diffusa la nostra Volontà dappertutto, e si costituiscono ricambio d’amo­re, d’adorazione e di gloria continua, per tutto ciò che abbiamo messo fuori nella creazione. Solo tutto ciò che si fa nella nostra Volontà incomincia quasi insieme con Noi a darci il ricambio d’amore perenne, adorazione in modo divino, gloria che mai finisce. E siccome per tutte le cose da Noi create è tanto l’amore che nutriamo, che non permettemmo che uscissero dalla nostra Volontà, come le creammo, così tutte restarono con Noi, e la nostra Volontà si fece conservatrice ed alimentatrice di tutta la creazione; perciò tutte le cose si conservano sempre nuove, fresche e belle, né l’entità di ciascuna cresce né decresce, perché da Noi furono create tutte perfette, perciò non soggette ad alterazioni di sorta, in quanto che tutte conservarono il loro principio, perché si fanno alimentare e conservare dalla nostra Volontà e restano intorno a Noi a decantare la gloria nostra. Ma miseramente ciò non fa la creatura ragionevole, quando col peccato si separa dalla nostra Volontà. Ora, l’operato della creatura nella nostra Volontà entra nelle opere nostre, e la nostra Volontà si fa alimentatrice, conservatrice ed atto dello stesso atto della creatura. E questi atti, fatti nella nostra Volontà dalla creatura, si mettono intorno a Noi, e trasfusi in tutte le cose create decantano la nostra perpetua gloria.

Come è diverso il nostro operato da quello della creatura, e l’amore con cui operiamo! In Noi, è tanto l’amore all’opera che facciamo, che non permettiamo che esca da Noi, affinché nulla perda della bellezza con cui fu fatta. Invece, la creatura ragionevole, se fa un’opera buona, sia pure un atto virtuoso, non la sa tenere con sé; anzi, molte volte non sa che cosa si è fatto dell’opera sua, se si è imbrattata, se ne hanno fatto uno straccio: segno del poco amore [per] le sue stesse opere. E siccome la creatura per il peccato è uscita fuori dal suo principio, cioè dalla prima Volontà Divina da dove ebbe la sua origine, ha perduto il vero amore verso Dio, verso di se stessa e verso le sue opere.

 

Io volli che l’uomo stesse nella mia Volontà di sua volontà, non forzato, perché lo amai più di tutte le altre cose create, e volevo che fosse come re in mezzo alle opere mie. Ma l’uomo ingrato volle uscire dal suo principio; perciò si trasformò e perdette la sua freschezza e bellezza, e fu soggetto ad alterazioni e cambiamenti continui. E per quanto io lo chiami che ritorni nel suo principio, fa il sordo e finge di non ascoltarmi; ma è tan­to il mio amore che io lo aspetto e continuo a chiamarlo”.