17° Volume - Novembre 27, 1924 (23)

“La mia immutabilità è l’aureola più bella che corona il mio capo”.

Stavo pensando all’immutabilità di Dio e alla mutabilità delle creature... Che differenza! Ora, mentre ciò pensavo, il mio sempre benigno Gesù si è mosso nel mio interno, dicendomi:

“Figlia mia, guarda: non c’è punto dove il mio Essere non si trovi. Non ho dove tentennare, né a destra, né a sinistra, né avanti, né dietro; nessun vuoto esiste che non sia di me riempito. La mia fermezza, non trovando punto dove non ci sia io, si sente incrollabile: è la mia immutabilità eterna. Questa immutabilità immensa mi rende immutabile nei piaceri: ciò che mi piace oggi, mi piace sempre; immutabile nell’amore, nel godere, nel volere... Amata una volta la cosa, goduta, voluta, non c’è pericolo che [io] più mi cambi. Per cambiarmi dovrei restringere la mia immensità, ciò che non posso né voglio. La mia immutabilità è l’aureola più bella che corona il mio capo, che si stende sotto dei miei piedi, che rende eterno omaggio alla mia santità immutabile. Dimmi: c’è punto forse dove tu non mi trovi?”.

Mentre ciò diceva, innanzi alla mia mente si faceva presente questa immutabilità divina... Ma chi può dire ciò che comprendevo? Temo di dire spropositi, e passo avanti. Nel dire poi la mutabilità della creatura, così si esprimeva:

 “Povera creatura! Come è piccolo il suo posticino! E per quanto piccolo, non è neppure stabile e fisso il suo posto: oggi ad un punto, domani sbalzata ad un altro... Questa è anche causa [per cui] oggi ama, le piace una persona, un oggetto, un luogo; domani cambia e forse disprezza ciò che ieri le piaceva ed amava... Ma sai tu chi rende mutabile la povera creatura umana? La sua vo­lontà umana la rende volubile nell’amore, nei piaceri, nel bene che fa. La volontà umana è qual vento impetuoso che muove la creatura come una canna vuota ad ogni suo soffio, ora a destra, ora a sinistra... Perciò nel crearla volli che vivesse della mia Volontà, affinché, arrestando questo vento impetuoso della volontà umana, la rendesse ferma nel bene, stabile nell’amore, santa nel­l’operare; volevo farla vivere nell’immenso territorio della mia immutabilità. Ma la creatura non si contentò: volle il suo piccolo posticino e si rese il trastullo di se stessa, degli altri, e delle sue stesse passioni... Perciò prego, supplico la creatura che prenda questa mia Volontà, che la faccia sua, affinché ritorni in quella Volontà immutabile da donde uscì, affinché non più volubile si renda, ma stabile e ferma. Io non mi sono cambiato: l’aspetto, l’anelo, la voglio sempre nella mia Volontà”.