17° Volume - Ottobre 23, 1924 (20)

“L’anima che in terra fa vivere la mia Volontà in se stessa, come prega, come soffre, come opera, come ama, forma un dolce incanto alle pupille divine”.

Passo giorni amari per la privazione del mio dolce Gesù. Oh, come rimpiango la sua amabile presenza! An­che il solo ricordo delle sue dolci parole, sono ferite al mio povero cuore, e dico tra me: “E adesso, dov’è? Dove rivolse i suoi passi? Dove potrei ritrovarlo? Ahi, tutto è finito, non più lo vedrò! Non ascolterò più la sua voce! Non più pregheremo insieme! Come è dura la mia sorte! Che strazio! Che pena! Ah, Gesù, come ti sei cambiato! Come da me sei fuggito! Ma, sebbene lontana, ti mando sulle ali del tuo Volere, dovunque tu sia, i miei baci, il mio amore, il mio grido di dolore che ti dice: ‘Vieni, ritorna alla povera esiliata, alla piccola neonata, che non può vivere senza di Te...!’”.

Ma mentre ciò dicevo ed altro, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e stendendomi le braccia mi ha stretta forte forte; ed io gli ho detto: “Vita mia, mio Gesù, non ne posso più; aiutami, dammi la forza, non mi lasciare più; portami con te, me ne voglio venire!”. E Gesù, spezzando il mio dire, mi ha detto: “Figlia mia, non vuoi fare la mia Volontà?”.

Ed io: “Certo che voglio fare la tua Volontà; ma anche in cielo c’è la tua Volontà, sicché, se finora l’ho fat­ta in terra, d’ora in poi voglio venire a farla in cielo: per­ciò, presto, portami, non mi lasciare più; mi sento che più non posso, abbi pietà di me!”.

E Gesù di nuovo: “Figlia mia, tu non sai che cosa è la mia Volontà in terra... Si vede che dopo tante mie lezioni, non l’hai ben capito. Devi sapere che l’anima che qui fa vivere la mia Volontà in se stessa, come prega, come soffre, come opera, come ama, ecc., forma un dolce incanto alle pupille divine, in modo che racchiude in quell’incanto, coi suoi atti, lo sguardo di Dio, per cui l’Onnipotente, preso dalla dolcezza di questo incanto, si sente disarmare di molti castighi che si attirano le creature coi loro gravi peccati. Questo incanto ha virtù d’im­pedire che la mia giustizia si riversi con tutto il suo furore sulla faccia della terra, perché anche la mia giustizia subisce l’incanto della mia Volontà che opera nella creatura. Ti pare poco che il Creatore veda nelle creature, viventi ancora sulla terra, la sua Volontà Divina operante, trionfante e dominante con quella libertà con cui opera e domina in cielo? Ma questo incanto, nel cielo, è all’opposto, perché la mia Volontà nel mio regno domina come in casa sua, e l’incanto viene formato in me stesso, non fuori di me, sicché sono io, è la mia Volontà che incanta con una forza rapitrice tutti i beati, in modo che le loro pupille sono racchiuse nel mio incanto per bearsi eternamente; sicché non loro mi formano il dolce incanto, ma io a loro; sicché le mie pupille sono libere, non subiscono nessun affascinamento.

 

Invece, la mia Volontà, vivendo nella creatura che valica l’esilio, è come operante e dominante in casa del­la creatura, il che è più meraviglioso, ed è perciò che mi forma un incanto più gradito, che mi affascina e fa subire al mio sguardo un’attrattiva tale, da rapirmi a fissare le mie pupille su di lei, senza poterle spostare... Ah, tu non sai quanto sia necessario questo incanto in questi tempi, in cui quanti mali verranno! I popoli saranno costretti a mangiarsi l’un l’altro; saranno presi da tale rabbia da inferocire l’uno contro dell’altro. Ma la colpa maggiore è dei capi. Poveri popoli! Hanno per capi i veri carnefici, diavoli incarnati, che vogliono fare carneficina dei loro fratelli... Se i mali non dovessero essere gravi, il tuo Gesù non ti lascerebbe come priva di lui. Tu temi che sia per altre cose che ti privo di me…: no, no, rassicurati; è la mia giustizia che, privandoti di me, vuole sfogarsi sulle creature. Tu, però, non uscire mai dalla mia Volontà, affinché il suo dolce incanto possa risparmiare i popoli dai mali peggiori”.