17° Volume - Ottobre 17, 1924 (19)

“Io, che sono il vero sole delle anime, non le lascio, né di notte, né di giorno”.

Stavo pensando con quanto amore Gesù ci ama. La mia mente si perdeva nell’amore eterno, ed il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno, mi faceva vedere innanzi alla mia mente una raggiera di luce. Dentro di quella raggiera c’era un sole, e questo sole conteneva tanti raggi per quante creature esistono, ognuna delle quali teneva un raggio tutto a sé, che le dava vita, luce, calore, forza, crescenza..., tutto ciò che è necessario per formare una vita. Era dilettevole vedere come ogni crea­tura era attaccata a ciascun raggio di questo sole, dal quale era uscita, come un tralcio alla vite... Ed il mio amabile Gesù, mentre la mia mente si perdeva in questo, mi ha detto:

“Figlia mia, vedi con quanto amore amo la creatura? Essa, prima di uscire alla luce del giorno di questo mondo, già stava nel mio seno, e nel metterla fuori non la lasciai: un raggio di luce che contiene la mia vita la segue, per somministrarle tutto ciò che è necessario per svolgere questa vita; e con quanta cura non la cresco! Con quanto amore non la innaffio! Io stesso mi faccio luce, calore, cibo, difesa... E quando termina i suoi giorni nel tempo, sulla via dello stesso raggio la ritiro nel mio seno, per farla spaziare nella patria celeste. Il mio amore si fa per la creatura più che il sole che formai nell’azzurro del cielo; anzi, il sole che creai per benefizio dell’uma­nità, non è altro che l’ombra del vero sole; è il mio raggio che io comunico alla creatura. Il sole dell’atmosfera non forma le piante, né dà l’acqua per non farle seccare, né dà tutti quegli aiuti che sono necessari perché le pian­te crescano belle e forti, e gli uomini, ancorché ciechi, possono in parte godere della sua luce; fa solo il suo ufficio di illuminare e riscaldare, e passa avanti… E se le piante non sono innaffiate, non ha che fare per comunicare loro i suoi effetti, anzi, le secca di più. Invece io, che sono il vero sole delle anime, non le lascio, né di notte, né di giorno... Io stesso formo le anime, do loro l’acqua della mia grazia per non farle seccare, le nutrisco con la luce delle mie verità, le fortifico coi miei esempi, do loro lo zefiro delle mie carezze per purificarle, la rugiada dei miei carismi per abbellirle, le frecce del mio amore per riscaldarle…; insomma, non c’è cosa che per loro non faccia: io son tutto per loro, e metto a disposizione di ciascuna tutta la mia vita per il bene di essa.

Ma quanta ingratitudine da parte delle creature! Pare che stiano attaccate come tralci alla mia vite, non per amore, ma per forza, perché non possono fare a meno di me, e quindi crescono come tralci che, non ricevendo tutti gli umori buoni che contiene la vite, crescono magri, senza mai formare uva matura, ma acerba, da amareggiare il mio gusto divino.

Ah, se tutti riflettessero come amo le loro anime, tutti resterebbero presi dalla forza ed attrattiva del mio amore e mi amerebbero! Perciò, amami tu, ed il tuo amore si allarghi tanto, da amarmi per tutti”.