17° Volume - Settembre 2, 1924 (10)

“Quante volte per mancanza di fiducia vengono arrestati i miei disegni e le più grandi santità!”.

Mi sentivo molto oppressa, ma tutta abbandonata nelle braccia di Gesù, e lo pregavo che avesse di me compassione. Ma mentre ciò facevo mi son sentita perdere i sensi, e vedevo che usciva da dentro di me una piccola bambina, debole, pallida e tutta assorta in una mestizia profonda; e Gesù benedetto, facendosi incontro, la prendeva nelle sue braccia, e muovendosi a pietà se l’ha stretta al cuore e con le sue mani le passava la fronte, segnandole con segni di croce gli occhi, le labbra, il petto, e tutte le membra della piccola bambina; e come ciò faceva, la bambina si rinvigoriva, acquistava il colorito e si scuoteva dallo stato di mestizia. E Gesù, ve­dendo che la bambina riacquistava le forze, se la stringeva più forte per maggiormente rinvigorirla, e le diceva: “Povera piccina, come sei ridotta! Ma non temere, il tuo Gesù ti farà uscire da questo stato...”.

Onde, mentre ciò succedeva, io pensavo tra me: “Chi sarà questa bambina che è uscita da me e che Gesù ama tanto?”. Ed il mio dolce Gesù mi ha detto: “Figlia mia, questa bambina è l’anima tua, sei tu stessa, ed io l’amo tanto che non tollero di vederti così mesta e debo­le; perciò sono venuto, per infonderti nuova vita e nuovo vigore”. Ond’io, nel sentir ciò, gli ho detto piangendo: “Amor mio e vita mia, Gesù, quanto temo che tu mi lasci! Come farò senza di te? Come potrò vivere? In che stato deplorevole si ridurrà la povera anima mia? Che pena straziante è il pensiero che tu possa lasciarmi! Pena che mi lacera, mi toglie la pace e mi mette l’inferno nel cuore! Gesù, pietà, compassione, misericordia di me, piccola bambina! Non ho nessuno; se mi lasci tu, tutto è finito per me!”.

E Gesù, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Fi­glia mia, quietati, non temere, il tuo Gesù non ti lascia. Io sono geloso della tua fiducia, né voglio che diffidi menomamente di me. Vedi, io amo tanto che le anime stiano con tutta fiducia con me, che molte volte nascondo qualche loro difetto o imperfezione, o qualche loro incorrispondenza alla mia grazia, per non dar loro occasione di non stare con me con tutta fiducia, perché se perde la fiducia, l’anima resta come divisa da me e tutta rannicchiata in se stessa, si mette con me a penosa distanza e, restando così paralizzata nello slancio del­l’amore, diviene paralizzata nel sacrificarsi per me... Oh, quanto danno fa la sfiducia! Si può dire che è come quella gelata primaverile che arresta la vegetazione alle piante, e molte volte, se è forte, la gelata le fa anche morire. Così la sfiducia, più che gelata, arresta lo sviluppo alle virtù e mette il gelo al più ardente amore... Oh, quante volte per mancanza di fiducia vengono arrestati i miei disegni e le più grandi santità! Perciò io tollero qualche difetto anziché la sfiducia, perché mai quello può riuscire a tanto danno... E poi, come posso lasciarti, se tanto ho lavorato nell’anima tua? Guarda un po’ quanto ho dovuto lavorare”.

E mentre ciò diceva, faceva vedere un palazzo sontuoso e grande, lavorato dalle mani di Gesù nel fondo dell’anima mia. E dopo ha ripreso il suo dire: “Figlia mia, come posso lasciarti? Guarda un poco quante stanze, sono quasi innumerevoli: quante conoscenze, effetti, valori e pregi, nella mia Volontà! Ti ho fatto conoscere quante sale formo in te per deporre tutti quei beni. Non mi resta altro da aggiungere che qualche altra varietà di altri vari colori, per dipingere altre rare bellezze della mia suprema Volontà, per dare più risalto ed onore al mio lavoro; e tu dubiti che possa lasciare un tanto mio lavorio? Mi costa troppo; c’è la mia Volontà compromessa, e dove c’è la mia Volontà c’è la vita, vita non soggetta a morire. Ed il tuo timore non è altro che un poco di sfiducia da parte tua; perciò fidati di me ed andremo d’accordo, ed io compirò il lavoro della mia Volontà”.