Libro di Cielo - Volume 12°

Maggio 12, 1917 (9)

Come chi dubita dell’amore di Gesù vuole contri­starlo.

Non essendo venuto il mio sempre amabile Gesù e stando molto afflitta, mentre pregavo un pensiero è vo­lato nella mia mente: “A te non ti è venuto mai il pen­siero che ti potessi perdere?” Veramente non ci penso mai a questo, e sono restata un po’ sorpresa. Ma il buon Gesù, che mi vigila in tutto, subito si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

“Figlia mia, queste sono vere stranezze e che con­tristano molto il mio amore. Se una figlia dice al padre: ‘Non ti sono figlia, non mi darai parte della tua eredità; non vuoi darmi il cibo, non vuoi tenermi in casa’, e si affligge e ne mena lamenti, che direbbe il povero padre? ‘Stranezze! Questa figlia è pazza’, e con tutto amore le direbbe: ‘Ma dimmi, se non sei mia figlia, di chi sei figlia? Come? Vivi nel mio stesso tetto, mangi alla stes­sa tavola, ti vesto con le mie monete procurate coi miei sudori, se sei inferma ti assisto e procuro mezzi per guarirti. Perché dunque dubiti che mi sei figlia?’

Con più ragione io direi a chi dubita del mio amore e che temesse d’andar perduta: ‘Come? Ti do le mie carni in cibo, vivi in tutto del mio, se sei inferma ti guarisco coi sacramenti, se sei macchiata ti lavo col mio sangue; posso dire che sono quasi a tua disposizione, e ne du­biti? Vuoi contristarmi? Ed allora dimmi, ami tu qualche altro? Riconosci per altro padre qualche altro essere? Chi dice che non mi sei figlia? E se questo non c’è, perché vuoi affliggerti e contristarmi? Non bastano le amarezze che mi danno gli altri? Vuoi anche tu mettere pene nel mio cuore?”

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