Agosto 1, 1918 (57)
Me la passo tra privazioni ed ansie e spesso mi lamento col mio dolce Gesù, e lui è venuto e avvicinandosi mi ha stretto al suo cuore e mi ha detto:
“Bevi al mio costato”.
Io ho bevuto il santissimo sangue che usciva dalla piaga del suo cuore. Come ero felice! Ma Gesù non contento di farmi bere la prima volta mi ha detto che bevessi la seconda e poi la terza volta. Io ne son rimasta meravigliata della sua tanta bontà, che senza chiederlo lui stesso voleva che bevessi. Poi ha soggiunto:
“Figlia mia, ogniqualvolta ricordi che sei priva di me e peni, il tuo cuore resta ferito con una ferita divina, la quale essendo divina ha virtù di rifletter[si] nel mio cuore e di ferire il mio. Questa ferita è dolce, è balsamo al mio cuore, ed io me ne servo per raddolcirmi delle ferite crudeli che mi fanno le creature, della noncuranza di me, dei disprezzi che mi fanno fino a giungere a dimenticarsi di me. Così se l’anima si sente fredda, arida, distratta e ne sente pena per cagione di me, resta ferita e ferisce me, ed io ne resto sollevato”.
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta