Libro di Cielo - Volume 12°

Ottobre 23, 1917 (24) 

Il primo atto che fece Gesù nel riceversi. Castighi all’Italia.

Questa mattina, dopo aver ricevuto il benedetto Gesù, stavo dicendogli: “Vita mia, Gesù, qual fu il primo atto che facesti quando ricevesti te stesso sacramental­mente?”

E Gesù: “Figlia mia, il primo atto che feci fu quello di moltiplicare la mia vita in tante vite per quante creature ci possono essere nel mondo, affinché ognuno avesse una vita mia a[1] sé solo che continuamente prega, ringra­zia, soddisfa, ama per lei sola; come pure moltiplicavo le mie pene per ciascun’anima, come se per lei sola soffrissi, e non per altri. In quel supremo momento di ricevere me stesso, io mi davo a tutti, ed a soffrire in ciascun cuore la mia passione, per poter soggiogare i cuori a via di pene e d’amore; e dandovi tutto il mio divino, ne venivo a prendere il dominio di tutti. Ma, ahi­mè, il mio amore ne restò deluso per molti. Ed aspetto con ansia i cuori amanti, che ricevendomi si uniscano con me per moltiplicarsi in tutti, desiderando e volendo ciò che voglio io, per prendere almeno da loro ciò che non mi danno gli altri e per ricevere il contento d’averli conformi al mio desiderio ed alla mia Volontà. Perciò, figlia mia, quando mi ricevi fa quello che feci io, ed io avrò il contento che almeno siamo due che vogliamo la stessa cosa”.

Ma mentre ciò diceva, Gesù era afflitto afflitto, ed io: “Gesù, che hai, così afflitto?”

“Ahi, ahi, come fiumana inonderanno i paesi! Quanti mali! Quanti mali! L’Italia sta attraversando ore tristi, tristissime. Stringetevi più a me, statevi d’accordo tra voi, pregate affinché i mali non siano tanto peggiori”.

Ed io: “Ah, mio Gesù! E del mio paese che ne sarà? Non è che mi vuoi bene come prima, che volendomi bene tu risparmiavi”.

E lui quasi singhiozzando: “Non è vero, ti voglio bene”.

 



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