Libro di Cielo - Volume 12°

Giugno 14, 1917 (12)

Lo spogliamento dell’anima e la convinzione della sua nullità fanno agire Gesù nell’anima.

Continuando il mio solito stato, stavo pregando il mio amabile Gesù che venisse in me ad amare, a pregare, a riparare, ché io non sapevo far nulla; ed il dolce Gesù, mosso a compassione della mia nullità, è venuto tratte­nendosi con me a pregare, amando e riparando insieme con me, e poi mi ha detto:

“Figlia mia, quanto più l’anima si spoglia di sé, tanto più la vesto di me; quanto più crede che può far nulla, tanto più agisco io in lei ed opero tutto. Mi sento met­tere in atto dalla creatura tutto il mio amore, le mie preghiere, le mie riparazioni, ecc.; e per fare onore a me stesso, sento che cosa vuol fare: amare? Vado da lei ed amo insieme. Vuol pregare? Prego insieme. Insomma il suo spogliamento ed il suo amore, che è mio, mi legano e mi costringono a fare insieme ciò che vuol fare, ed io do all’anima il merito del mio amore, delle mie pre­ghiere e riparazioni; e con sommo mio contento mi sen­to ripetere la mia vita e fo scendere a bene di tutti gli effetti del mio operato, perché non è della creatura che è nascosta in me, ma mio”.

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