Libro di Cielo - Volume 11°

Luglio 25, 1915 (98)

Come Gesù è sventurato nell’amore. Gesù vuole conforto.

Continuando il mio solito stato, mi lamentavo con Gesù delle sue solite privazioni, e lui sempre benigno mi compativa dicendomi:

“Figlia mia, falla da prode; siimi fedele in questi tempi di tragedie e carneficine orrende e di amarezze intense per il mio cuore”.

E quasi singhiozzando ha soggiunto: “Figlia mia, in questi tempi io mi sento come uno sventurato: mi sento sventurato col ferito sul campo di battaglia, sventurato per quel che muore nel proprio sangue abbandonato da tutti, sventurato col povero che sente il peso della fame; sento la sventura di tante madri che le[1] sanguina il cuore per i loro figli in battaglia. Ah, tutte le sventure pesano sul mio cuore e ne resto trafitto! E a[2] fronte a tutte queste sventure veggo la divina giustizia che vuole mettere più in campo il divino furore contro le creature, purtroppo ribelli ed ingrate; e poi chi ti può dire quanto sono sventurato nell’amore? Ah, le creature non mi amano, ed a tanto mio amore sono ricambiato con ripetute offese!

Figlia mia, in tante mie sventure, invece di consolare voglio conforto, voglio le anime che mi amano intorno a me, che mi tengano fedele compagnia e tutte le loro pene le diano a me per sollievo delle mie sventure e per impetrare grazia ai poveri sventurati; ed a secondo che mi saranno fedeli le anime in questi tempi di flagelli e di sventure, quando la divina giustizia si sarà placata così ricompenserò le anime che mi sono state fedeli ed hanno preso parte alle mie sventure”.

 



[1] che le, cioè: alle quali

[2] di

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