Libro di Cielo - Volume 11°

Luglio 9, 1915 (97)

Chi fa davvero la Divina Volontà, viene messo nelle stesse condizioni in cui venne messa l’Umanità di Gesù.

Trovandomi nel solito mio stato mi sentivo molto male, ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi a compassione del mio povero stato, per poco è venuto e baciandomi mi ha detto:

“Povera figlia, non temere; non ti lascio né posso lasciarti, perché chi fa la mia Volontà è la mia calamita che agisce potentemente su di me, e mi attira a sé con tale violenza da non poter resistere. Troppo ci vuole a disfarmi di chi fa la mia Volontà; dovrei disfarmi di me stesso, ciò che non è possibile”.

Poi ha soggiunto: “Figlia, chi fa davvero la mia Volontà viene messo nelle stesse condizioni che[1] venne messa la mia Umanità. Io ero Uomo e Dio: come Dio contenevo in me tutte le felicità, beatitudini, bellezze e tutti i beni che posseggo; la mia Umanità da una parte prendeva parte della mia Divinità, e quindi era beata, felice, la sua visione beatifica non le sfuggiva mai, dall’altra parte la mia Umanità avendo preso sopra di sé la soddisfazione delle creature innanzi alla divina giustizia, era tormentata dalla vista chiara di tutte le colpe, e dovendo prenderle sopra di sé per soddisfarle, sentiva l’orridezza di ciascun peccato col suo tormento speciale; quindi nel medesimo tempo sentiva gioia e dolore, amore da parte della mia Divinità, gelo da parte delle creature, santità d’una parte, peccato dall’altra; non c’era cosa che mi sfuggiva, fosse anche minima, che la creatura facesse.

Ora la mia Umanità non è più capace di patire, perciò in chi fa la mia Volontà io vivo in essa, ed essa mi serve d’umanità; perciò l’anima sente da una parte amore, pace, fermezza nel bene, fortezza ed altro, dall’altra parte freddezza, molestie, stanchezza, ecc. Onde se l’anima si sta del tutto nella mia Volontà e le prende non come cose sue, ma come cose che soffro io, non si abbatterà, ma mi compatirà e l’avrà ad onore che le faccia parte delle mie pene, perché lei non è altro che un velo che mi copre, e non sentirà se non le molestie delle punture, del gelo, ma è in me che verranno fitte nel mio cuore”.

 



[1] in cui

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