Libro di Cielo - Volume 11°

Dicembre 21, 1914 (86)

Avere compagnia alle pene è il più grande sollievo per Gesù.

Stavo nel solito mio stato, ed il benedetto Gesù venendo tutto afflitto mi ha detto:

“Figlia mia, non ne posso più per il mondo, sollevami tu per tutti, fammi palpitare nel tuo cuore, affinché sentendo per mezzo del tuo cuore i palpiti di tutti, i peccati non mi vengano diretti, ma indiretti per mezzo del tuo cuore, altrimenti la mia giustizia metterà fuori tutti i castighi che mai ci sono stati”.

E nell’atto di ciò dire ha immedesimato il suo cuore al mio e mi ha fatto sentire il suo palpito; ma chi può dire ciò che si sentiva? I peccati come saette ferivano quel cuore, e mentre io prendevo parte, Gesù ne aveva sollievo. Poi sentendomi tutta immedesimata in lui, pareva che racchiudevo la sua intelligenza, le sue mani, i suoi piedi, e così di tutto il resto, ed io prendevo parte a tutte le offese di ciascun senso di creature; ma chi può dire come ciò succedeva? Poi Gesù ha soggiunto:

“Avere compagnia alle pene è il più grande sollievo per me; ecco perciò il mio Divin Padre dopo la mia Incarnazione non fu così inesorabile, ma più mite, perché le offese non le riceveva dirette, ma indirette, cioè attraverso della mia Umanità, la quale gli faceva continuo riparo. Così io vo trovando anime che si mettano attraverso, tra me e le creature, altrimenti il mondo lo renderò un mucchio di rovine”.

<          >