Libro di Cielo - Volume 11°

Giugno 29, 1914 (77)

Come la creatura che vive nel Voler Divino entra a parte delle azioni ad intra delle Divine Persone.

Avendo letto persone autorevoli ciò che sta scritto il 17 marzo, cioè che chi fa la Volontà di Dio entra a parte delle azioni ad intra delle Divine Persone, ecc., quindi hanno detto che non ci andava[1] e che la creatura non entra in questo; io sono lasciata[2] impensierita, ma calma e convinta che Gesù farebbe conoscere la verità. Onde trovandomi nel solito mio stato, innanzi alla mia mente vedevo un mare interminabile e dentro di questo mare tanti oggetti, chi piccoli, chi più grandi, chi restava nella superficie del mare e restava solo bagnato, chi andava giù in fondo e restava dentro e fuori impregnato d’acqua e chi andava tanto giù che restavano sperduti nel mare. Ora mentre vedevo ciò, è venuto il mio sempre amabile Gesù e mi ha detto:

“Figlia diletta mia, hai visto? Il mare simboleggia la mia immensità, e gli oggetti diversi nella grandezza le anime che vivono nella mia Volontà; i diversi modi di stare: chi alla superficie, chi in giù e chi sperduto in me, sono a seconda che vivono nel mio Volere: chi im­perfetta, chi più perfetta e chi giunge a tanto da sperdersi del tutto nel mio Volere. Ora figlia mia, il mio ad intra dettoti è proprio questo: che ora ti tengo insieme con me, con la mia Umanità, e tu prendi parte alle mie pene, alle opere ed alle gioie della mia Umanità, ed ora tirandoti dentro di me ti faccio sperdere nella mia Divinità; quante volte non ti ho fatto nuotare in me e ti ho tenuto tanto dentro di me che tu non potevi vedere altro che me dentro e fuori di te? Ora tenendoti in me tu hai preso parte ai godimenti, all’amore ed a tutto il resto, a seconda sempre della tua piccola capacità; e sebbene le nostre opere ad intra sono eterne, pure le creature godono degli effetti di quelle opere nella loro vita, a seconda del loro amore.

Ora che maraviglia [che] se la volontà dell’anima è una con la mia, mettendola dentro di me e rendendosi indissolubile sempre, fino a tanto che non si sposti dalla mia Volontà, ho detto che prende parte alle opere ad intra? E poi dal modo come sta svolto in appresso, se volevano conoscere la verità potevano conoscere benissimo il significato del mio ad intra, perché la verità è luce alla mente, e con la luce le cose si veggono quali sono; invece se non si vuole conoscere la verità, la mente è cieca e le cose non si veggono quali sono, quindi [gli uomini] suscitano dubbi e difficoltà, e rimangono più ciechi di prima. E poi il mio Essere è sempre in atto, non ha né principio né fine, sono vecchio e nuovo, quin­di le nostre opere ad intra sono state, stanno e staranno, e sempre in atto; quindi l’anima con l’unione intima alla nostra Volontà è già dentro di noi, e quindi ammira, contempla, ama, gode, onde prende parte al nostro amore, ai godimenti ed a tutto il resto. Perché dunque è stato sproposito che ho detto che chi fa la mia Volontà prende parte alle azioni ad intra?”

Ora mentre Gesù diceva ciò, nella mia mente mi è venuta una similitudine: un uomo che sposa una donna, da questi nascono i figli; questi sono ricchi, virtuosi e tanto buoni da felicitare chiunque potesse vivere con loro. Ora una persona presa dalla bontà di questi coniugi, vuol vivere insieme con loro; non viene a prendere parte alle ricchezze, alla felicità loro, e col vivere insieme non si sente infondere le loro virtù? Se ciò si può fare umanamente, molto più col nostro amabile Gesù.

 



[1] non ci andava, cioè: non andava bene

[2] restata

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