Il buon dì a Gesù sacramentato.

O mio Gesù, dolce prigioniero d’amore, eccomi a te di nuovo; ti restai[1] col dirti addio, ora ritorno col dirti buon dì. Mi bruciava l’ansia di rivederti in questa carcere d’amore per darti i miei anelanti ossequi, i miei palpiti affettuosi, i miei respiri infocati, i miei desideri ardenti e tutta me stessa, per trasfondermi tutta in te e lasciarmi tutta in te in perpetuo ricordo e pegno del mio amore costante verso di te.

O mio sempre amabile amor sacramentato, sai? mentre son venuta per darti tutta me stessa, son venuta pure per ricevere da te tutto te stesso; io non posso stare senza una vita per vivere e perciò voglio la tua. A chi tutto dona, tutto si dona, non è vero, o Gesù? Quindi oggi amerò col tuo palpito d’amante appassionato, respirerò col tuo respiro affannoso in cerca d’anime, desidererò coi tuoi desideri immensurabili la gloria tua ed il bene delle anime. Nel tuo palpito divino scorreranno tutti i palpiti delle creature, li afferreremo tutti, li salveremo, non faremo sfuggire nessuno, a costo di qualunque sacrifizio, sia pure che ne portassi io tutta la pena. Se tu mi caccerai mi getterò più dentro, griderò più forte per perorare insieme con te la salvezza dei tuoi figli e dei miei fratelli.

O mio Gesù, mia vita e mio tutto, quante cose mi dice questa tua volontaria prigionia! Ma l’emblema con cui ti vedo tutto suggellato è l’emblema delle anime; le catene, poi, che tutto ti avvincono forte forte, l’amore. Le parole anime ed amore pare che ti fanno sorridere, ti debilitano e ti costringono a cedere a tutto; ed io ponderando bene questi tuoi eccessi amorosi, starò sempre intorno a te ed insieme con te coi miei soliti ritornelli: anime ed amore.

Perciò voglio tutto te stesso quest’oggi, sempre insieme con me nella preghiera, nel lavoro, nei piaceri e dispiaceri, nel cibo, nei passi, nel sonno, in tutto; e son certa che non potendo nulla da me ottenere, con te otterrò tutto, e tutto ciò che faremo servirà a lenirti ogni dolore, a raddolcirti ogni amarezza, a ripararti qualunque offesa, a compensarti di tutto e ad impetrare qualunque conversione, sia pure difficile e disperata. Andremo mendicando un po’ d’amore da tutti i cuori, per renderti più contento e più felice; non è buono così, o Gesù?

O caro prigioniero d’amore, legami con le tue catene, suggellami col tuo amore; deh, fammi vedere il tuo bel volto! Oh, Gesù, quanto sei bello! I tuoi biondi capelli rannodano e santificano tutti i miei pensieri, la tua fronte calma e serena in mezzo a tanti affronti, mi rappacifica e mi mette nella più perfetta calma, anche in mezzo alle più grandi tempeste, alle tue stesse privazioni, ai tuoi picci[2] che mi fanno costar la vita; ah, tu lo sai! Ma passo innanzi, questo te lo dice il cuore, che te lo sa dire meglio di me. O amore, i tuoi begli occhi cerulei sfavillanti di luce divina mi rapiscono al Cielo e mi fanno dimenticare la terra, ma ahimè, con mio sommo dolore il mio esilio si prolunga ancora. Presto, presto, o Gesù! Sì, sei bello, o Gesù; mi par di vederti in quel tabernacolo d’amore. La beltà e maestà del tuo volto m’innamora e mi fa vivere in Cielo, la tua bocca graziosa mi sfiora i suoi baci ad ogni istante, la tua voce soave mi chiama ed invita ad amarti ogni momento, le tue ginocchia mi sostengono, le tue braccia mi stringono con legame indissolubile, ed io a mille a mille stamperò i miei baci cocenti sul tuo volto adorabile. Gesù, Gesù, sia uno il nostro volere, uno l’amore, unico il nostro contento; non lasciarmi mai sola che sono un nulla, ed il nulla non può stare senza del Tutto; me lo prometti, o Gesù? Pare che mi dici di sì. Ed ora benedici me, benedici tutti, ed in compagnia degli angeli e dei santi e della dolce Mamma e di tutte le creature ti dico: “Buon dì, o Gesù, buon dì”.

Ora dopo aver scritto le dette preghiere, scritte qui sopra sotto l’influsso di Gesù, la notte nel venire Gesù mi faceva vedere che l’addio ed il buon dì lo teneva conservato nel suo cuore, e mi ha detto:

“Figlia mia, sono uscite proprio dal mio cuore; chiunque le reciterà con l’intenzione di starsi con me, come sta espresso in queste preghiere, io lo terrò con me ed in me a fare ciò che faccio io, e non solo lo riscalderò del mio amore, ma ogni qual volta[3] aumenterò il mio amore verso dell’anima ammettendola all’unione della vita divina e dei miei stessi desideri di salvare tutte le anime”.

Vorrei Gesù nella mente, Gesù nelle labbra, Gesù nel mio cuore, vorrei guardare solo Gesù, sentire solo Gesù, stringermi solo con Gesù; voglio far tutto insieme con Gesù, amare con Gesù, patire con Gesù, scherzare con Gesù, piangere con Gesù, scrivere con Gesù, e senza di Gesù non voglio neppure tirare il respiro. Mi starò come una bambina picciosa, senza far niente, affinché Gesù venga a fare tutto insieme con me; contentandomi d’es­sere il suo trastullo, abbandonandomi al suo amore, alle sue sferze, ai suoi croci[4] ed ai suoi amorosi capricci, purché faccia tutto insieme con Gesù.

Sai, o mio Gesù, questa e la mia volontà, e non mi sposterai; hai sentito? Sicché ora vieni a scrivere con me. 



[1] lasciai

[2] amorosi contrasti

[3] ogni qual volta, cioè: ogni volta

[4] cruci, dal latino ‘cruciare’, cioè: tormenti 

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fonte audio: www.divinavoluntas.it

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