Libro di Cielo - Volume 4°

Settembre 18, 1900 (8)

Carità del prossimo. Prega Gesù di portarla al Cielo.

Questa mattina il mio adorabile Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e mi faceva vedere i tanti mali che si fanno contro la carità del prossimo. Quanta pena facevano al pazientissimo Gesù! Pareva che li riceveva lui stesso; onde tutto afflitto mi ha detto:

“Figlia mia, chi fa danno al prossimo fa danno a sé stesso, ed uccidendo il prossimo uccide l’anima sua, e siccome la carità predispone l’anima a tutte le virtù, così non avendo la carità predispone l’anima[1] a commettere ogni sorta di vizi”.

Dopo ciò ci siamo ritirati, e siccome da parecchi giorni soffrivo un dolore intenso alle costole, mi sentivo perciò sfinita di forze. Il benedetto Gesù compatendomi mi ha detto:

“Diletta mia, te ne vorresti tu venire, non è vero?”

Ed io: “Volesse il cielo, Signor mio, che fosse causa questo dolore come venire a te; come gli sarei riconoscente! Come lo terrei caro e per uno dei miei più fidi amici! Ma credo che volete tentarmi come le altre volte, ed eccitandomi coi vostri inviti, restando poi delusa, verrete a formare più crudo e straziante il mio martirio. Ma deh! abbiate compassione di me e non mi lasciate più a lungo sopra la terra, assorbite in voi questo misero verme, che ne ho ragione perché da voi stesso ne uscii”.

L’amabile Gesù tutto intenerendosi nel sentirmi, mi ha detto:

“Povera figlia, non temere, che è certo che verrà il giorno tuo in cui resterai assorbita in me; sappi però che le tue continue violenze di venire a me, specie dietro i miei inviti, ti giovano molto e ti fanno vivere nell'atmosfera dell’aria senza l’ombra di nessun peso terreno. Tanto che tu sei come quei fiori che non hanno neppure la radice dalla terra, e vivendo così sospesa nell'aria vieni a ricreare il cielo e la terra; e tu guardando il cielo, solo di quello ti ricrei, e ti nutrisci di tutto ciò che è celeste, e guardando la terra ne hai compassione, e l’aiuti per quanto puoi da parte tua; ma ai riscontri dell’odore del cielo, avverti subito la puzza che esala dalla terra e l’aborrisci. Potrei metterti forse in una posizione a me ed al cielo più cara, ed a te ed al mondo più giovevole?”

Ed io: “Eppure, o Signore mio, dovresti aver compassione di me col non dilungarmi la mia dimora di qua, per le tante ragioni che ne ho; specie poi per i tristi tempi che si preparano, chi avrà cuore di vedere carneficina sì sanguinolenta? E poi per le continue vostre privazioni, che mi costano più che la morte”.

Mentre ciò dicevo ho visto una moltitudine di angeli intorno a Nostro Signore, che dicevano:

“Signore nostro e Dio, non fatevi più importunare, contentatela, noi con ansia l’aspettiamo. Feriti dalla sua voce, siamo venuti qui per ascoltarla, e siamo impazienti di portarla con noi! E tu, o eletta, vieni a rallegrarci nel nostro celeste soggiorno”.

Il benedetto Gesù commosso, pareva che volesse condiscendere, e mi è scomparso, e trovandomi in me stessa mi sentivo più accresciuto il dolore, tanto che spasimavo continuamente; ma non capivo me stessa per il contento.



[1] predispone l’anima, cioè: l’anima è predisposta

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