Libro di Cielo - Volume 4°

Aprile 19, 1901 (66)

Lamenti per la privazione. Gesù la consola e le parla della grazia.

Continuando a passare i miei giorni priva del mio adorabile Gesù, al più [viene] ad ombra e a lampi, il povero mio cuore è oltremodo amareggiato; sento tanto la sua privazione che tutte le mie fibre, i nervi, le mie ossa, anche le gocce del mio sangue, mi dibattono continuamente, e mi dicono: “Dov’è Gesù? Come, l’hai tu perduto? Che hai tu fatto che più non viene? Come faremo a starci senza di lui? Chi più ci consolerà, avendo perduto la fonte d’ogni consolazione? Chi ci fortificherà nella debolezza? Chi ci correggerà e scovrirà i nostri difetti, essendo restata priva di quella luce che più che filo elettrico penetrava i più intimi nascondigli, e con la dolcezza più ineffabile correggeva e sanava le nostre piaghe? Tutto è miseria, tutto è squallido, tutto è tetro senza di lui! Come faremo?” Ed ancorché nel fondo della mia volontà mi sentissi rassegnata e vado offerendo la sua stessa privazione come il sacrifizio più grande per amor suo, tutto il resto mi muove una guerra continua e mi mettono alla tortura. Ah, Signore, quanto mi costa l’a­verti conosciuto, ed a caro prezzo mi fate scontare le passate vostre visite! Ora, stando in questo stato, per brevi istanti si è fatto vedere e mi ha detto:

“Essendo la mia grazia parte di me stesso, possedendola tu, con ragione e di stretta necessità tutto ciò che forma il tuo essere non può stare senza di me; ecco la ragione perché tutto ti chiede me e sei torturata continuamente, ché essendo imbevuta di me e riempita [con] parte di me stesso, allora [le tue fibre, i nervi, ecc.,] se ne stanno in pace e ne restano contenti quando mi posseggono, non solo in parte ma in tutto”. Ed essendomi lamentata della mia dura posizione, [Gesù] ha soggiunto:

“Anch'io nel corso della mia passione provai un estremo abbandono, sebbene la mia Volontà fu sempre unita col Padre e con lo Spirito Santo; e ciò volli soffrire per divinizzare in tutto la croce, tanto che rimirando me e rimirando la croce, tu ci troverai lo stesso splendore, gli stessi ammaestramenti, e lo stesso specchio in cui potresti specchiarti continuamente senza differenza del­'’uno e dell’altra”.

<          >