Libro di Cielo - Volume 4°

Marzo 31, 1901 (62)

Incostanza e volubilità.

Questa mattina, sentendomi tutta amareggiata, mi vedevo ancora così cattiva che quasi non ardivo di andare in cerca del mio sommo ed unico Bene, ma il Signore, non guardando alle mie miserie, pure si è benignato di venire dicendomi:

“Figlia mia, è a me che vuoi? Ebbene io son venuto a rallegrarti, stiamoci insieme, ma stiamoci in silenzio”.

Dopo essere stato qualche poco, mi ha trasportato fuori di me stessa e vedevo che la Chiesa festeggiava il Giorno delle Palme, e Gesù rompendo il silenzio mi ha detto:

“Quanta volubilità, quanta incostanza! Come oggi gridarono: ‘Osanna’, proclamandomi per loro Re, un altro giorno gridarono: ‘Crucifige! Crucifige!’ Figlia mia, la cosa che più mi dispiace è l’incostanza e la volubilità, perché questo è segno che la verità non ha preso possesso di dette anime, ed anche in cose di religione può essere che [l’anima] trovi la sua soddisfazione, il proprio comodo e l’interesse, oppure perché si trova in quel partito; domani possono venir meno queste cose e si può trovare in mezzo ad altri partiti, ed ecco che fuorviano dalla religione e senza dispiacere si danno ad altre sette[1]. Perché quando la vera luce della verità entra in un’anima e s’impossessa d’un cuore, [l’anima] non è soggetta ad incostanza, anzi tutto sacrifica per amor suo, e per farsi da lei sola signoreggiare e con animo invitto disprezza tutto il resto che alla verità non appartiene”.

E mentre ciò diceva, piangeva sulle condizioni della generazione presente, peggiore d’allora, soggetta all'in­costanza, a seconda che spirano i venti.



[1] ad altre sette, cioè: a sette

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