Libro di Cielo - Volume 4°

Gennaio 31, 1901 (53)

Gesù Cristo le spiega la grandezza della virtù della pazienza.

Trovandomi nel solito mio stato, il mio dolce Gesù non ci veniva; onde dopo molto aspettare, quando appena l’ho visto mi ha detto:

“Figlia mia, la pazienza è superiore alla purità, perché senza pazienza l’anima facilmente si sfrena ed è difficile mantenersi pura. E quando una virtù ha bisogno dell’altra per aver vita, si dice quella superiore a questa; anzi si può dire che la pazienza è custodia della purità, non solo, ma è scala per salire al monte della fortezza, in modo che se uno salisse senza la scala della pazienza subito precipiterebbe dal più alto al più basso. Oltre di ciò, la pazienza è germe della perseveranza e questo germe produce dei rami chiamati fermezza. Oh, come è ferma e stabile nel bene intrapreso, l’anima paziente, non fa conto né della pioggia, della brina, del ghiaccio, del fuoco, ma tutto il suo conto è di condurre a fine il bene incominciato; perché non vi è stoltezza maggiore di colui che oggi perché piace fa un bene, domani perché non trova più gusto lo tralascia. Che si direbbe d’un occhio che ad un’ora possiede la vista e ad un’altra ne resta cieco? D’una lingua che or parla ed ora ne resta muta? Ah, sì, figlia mia! La sola pazienza è la chiave segreta per aprire il tesoro delle virtù; senza il segreto di questa chiave, le altre virtù non escono per dar vita all'anima e nobilitarla”.

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