Libro di Cielo - Volume 4°

Gennaio 4, 1901 (44)

Stato infelice di un’anima senza Dio.

Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione e di turbazione, mi sentivo dentro di me un mistico inferno. Senza di Gesù tutte le mie passioni sono uscite alla luce, e spandendo ognuna le loro tenebre, mi hanno oscurato in modo che non sapevo più dove mi trovavo. Quanto è infelice lo stato di un’anima senza Dio! Basta dire che senza Dio l’anima sente, ancor vivente, dentro di sé l’inferno; tale era il mio stato, mi sentivo straziare l’anima da pene infernali. Chi può dire quello che ho passato? Per non fare lungherie[1] passo innanzi. Quindi questa mattina avendo fatto la comunione, stando nel sommo dell’afflizione ho sentito dentro di me muovere Nostro Signore; io vedendo la sua immagine ho voluto guardare se fosse di legno oppure vivo di carne; ho guardato ed era il crocifisso vivo di carne, che guardandomi mi ha detto:

“Sa la mia immagine dentro di te fosse di legno, l’amore sarebbe apparente, perché il solo amore vero e sincero, unito alla mortificazione, mi fa rinascere vivo crocifisso, nel cuore di chi mi ama”.

Io nel vedere il Signore avrei voluto sottrarmi dalla sua presenza, tanto mi vedevo cattiva, ma lui ha ripreso a dire:

“Dove vuoi andare? Io sono luce, e la mia luce dovunque tu vai t’investe da per tutto”.

Alla presenza di Gesù, alla luce, alla voce, le mie passioni sono scomparse, non so io stessa dove sono andate, sono rimasta come una bambina e sono ritornata in me stessa tutta cambiata. Sia tutto a gloria di Dio ed a bene dell’anima mia.

 



[1] fare lungherie, cioè: dilungarmi

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