Libro di Cielo - Volume 4°

Dicembre 3, 1900 (39)

La natura della Santissima Trinità è formata d’amore purissimo e semplicissimo, comunicativo.

Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa, mi son trovata con Gesù bambino fra le braccia, e mentre mi deliziavo nel guardarlo, senza sapere come, dallo stesso bambino è uscito un secondo e dopo brevi istanti un terzo bambino, tutti e due simili al primo, sebbene distinti fra loro. Stupita nel guardare ciò ho detto:

“Oh, come si tocca con mano il mistero sacrosanto della Santissima Trinità, che mentre siete Uno, siete anche Tre!” Mi pare che tutti e Tre mi dicessero, ma mentre usciva la parola, formava una sol voce:

“La nostra natura è formata d’amore purissimo e semplicissimo, comunicativo, e la natura del vero amore ha questo di proprio, di produrre da sé immagini tutte a sé simili nella potenza, nella bontà e nella bellezza ed in tutto ciò che esso contiene; solo per dare un risalto più sublime alla nostra onnipotenza, ne mette il marchio della distinzione, in modo che questa nostra natura, liquefacendosi in amore, e siccome è semplice senza alcuna materia che potrebbe impedire l’unione, ne forma Tre[1] e ritornando a liquefarsi ne forma Un solo[2]. Ed è tanto vero che la natura del vero amore ha questo - di produrre immagini tutte a sé simili o di assumere l’immagine di chi si ama - che la seconda Persona, nel redimere l'uman genere assunse la natura e l’immagine dell'uomo e comunicò all'uomo la divinità”.

Mentre [i tre bambini] ciò dicevano, io distinguevo benissimo il mio diletto Gesù riconoscendo in lui l'immagine dell’umana natura, e solo per lui avevo fiducia di starmene alla loro presenza, altrimenti chi avrebbe ardito? Ah, sì! Mi pareva che l’umanità assunta da Gesù aveva aperto il commercio alla creatura, come farla salire fino al trono della Divinità per essere ammessa alla loro conversazione ed ottenere rescritti di grazie. Oh, che momenti felici ho gustato, quante cose comprendevo! Ma per scrivere qualche cosa avrei bisogno di descriverla quando l’anima mia si trova col mio caro Gesù, che mi pare sprigionata dal corpo, ma nel trovarmi di nuovo imprigionata, le tenebre della prigionia, la lontananza del mio mistico sole, la pena di non vederlo, mi rendono inabile a descriverla e mi fanno vivere morendo, ma son costretta a vivere allacciata, carcerata, in questo misero corpo. Ah, Signore, abbiate compassione d’una misera peccatrice che vive inferma e imprigionata, rompete presto il muro di questo carcere per volarmene a voi e non più ritornarvi. 



[1] ne forma Tre, cioè: forma Tre Persone

[2] ne forma Un solo, cioè: forma Un solo Dio

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