Libro di Cielo - Volume 4°

Novembre 20, 1900 (35)

Dovendo vivere del cuore di Gesù, lui le dà regole per imparare un vivere più perfetto.

Trovandomi fuori di me stessa, il mio adorabile [Gesù] continua a farmi vedere il cuor mio nel suo, ma tanto trasformato che non più riconosco qual è il mio e [quale] quello di Gesù; l’ha conformato perfettamente col suo, gli ha impresso tutte le insegne della passione, facendomi capire che il suo cuore dacché fu concepito, fu concepito con queste insegne della passione, tanto che ciò che soffrì nell’ultimo della sua vita, fu un trabocco di ciò che il suo cuore aveva sofferto continuamente; mi pareva di vederlo, come l’uno così l’altro. Mi pareva di vedere il mio diletto Gesù occupato a preparare il punto dove doveva mettere il cuore, profumandolo e inanellandolo di tanti diversi fiori, e mentre ciò faceva mi ha detto:

“Diletta mia, dovendo vivere del mio cuore ti con­viene d’intraprendere un modo di vivere più perfetto. Quindi voglio da te:

1. Uniformità perfetta alla mia Volontà, perché mai potrai amarmi perfettamente che amarmi[1] con la mia stessa Volontà; anzi ti dico che amandomi con la mia stessa Volontà giungerai ad amar me ed il prossimo col mio stesso modo d’amare.

2. Umiltà profonda, mettendoti innanzi a me ed alle creature [come] l’ultima di tutte.

3. Purità in tutto, perché qualunque minimo mancamento di purità, tanto nell'amare quanto nell'operare, tutto nel cuore vi si riflette, e ne resta macchiato. Perciò voglio che la purità sia come la rugiada sui fiori al nascere del sole, che riflettendovi i raggi, trasmuta quelle piccole goccioline come in tante perle preziose da incantare le genti. Così tutte le tue opere, pensieri e parole, palpiti ed affetti, desideri ed inclinazioni, se saranno fregiati dalla rugiada celeste della purità, tesserai un dolce incanto, non solo all'occhio umano, ma a tutto l'Em­pireo.

4. L’ubbidienza va connessa con la mia Volontà, perché se questa virtù riguarda i superiori che ti ho dato in terra, la mia Volontà è ubbidienza che riguarda me direttamente, tanto che si può dire che l’una e l’altra sono tutte e due virtù d’ubbidienza, con questa sola differenza: che l’una riguarda Dio e l’altra riguarda gli uomini; tutte e due hanno lo stesso valore e non ci può stare l’una senza l’altra, quindi tutte e due devi amare d’uno stesso modo”.

Poi ha soggiunto: “Sappi, d’ora in poi vivrai col cuor mio e devi intendertela a modo del cuor mio, per trovare [io] in te le mie compiacenze. Perciò ti raccomando ché non è più cuor tuo, ma cuor mio”.



[1] che amarmi, cioè: se non amandomi

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