Libro di Cielo - Volume 4°

Settembre 6, 1900 (2)

Stato di vittima

Continua a venire il mio dolcissimo Gesù. Questa mattina, appena venuto ha voluto versare un poco le sue amarezze in me, e poi mi ha detto:

“Figlia mia, io voglio dormire un poco, e tu fa il mio uffizio di soffrire, pregare e placare la giustizia”.

Così lui ha preso sonno ed io mi son messa a pregare vicino a Gesù. Dopo, risvegliandosi abbiamo girato un poco in mezzo alle genti, e mi ha fatto vedere diversi combinamenti[1] che stanno facendo, come uscire per smuovere rivoluzione, e specialmente notavo un assalto all'improvviso che stavano macchinando per riuscire meglio nel loro intento e per fare che nessuno si potesse difendere e prevenire contro il nemico. Quanti spettacoli funesti! Ma però pare che il Signore non dà loro libertà ancora per ciò fare, e non sapendo loro la cagione, si rodono di rabbia, che ad onta della loro perversa volontà si veggono impotenti a ciò fare. Non ci vuol altro che il Signore conceda loro questa libertà, che il tutto è preparato. Dopo ciò ce ne siamo ritornati e Gesù si mostrava tutto piagato, [e] mi ha detto:

“Vedi quante piaghe mi hanno aperto, e la necessità dello stato continuo di vittima, delle tue sofferenze, perché non c’è momento che mi risparmiano d’offendermi[2]; ed essendo continue le offese, continue devono essere le sofferenze e le preghiere per risparmiarmi. E se ti vedi sospeso il patire, trema e temi, ché non vedendomi rinfrancato nelle mie pene non sia che conceda ai nemici quella libertà da loro tanto bramata”.

Nel sentire ciò mi son messa a pregarlo che facesse soffrire a me, ed in questo mentre vedevo il confessore che con le sue intenzioni sforzava Gesù a farmi soffrire. Allora il benedetto Signore mi ha partecipato tali e tante pene che non so io stessa come sono rimasta viva. Ma però il Signore nelle mie pene non mi ha lasciato sola, anzi pareva che non gli dava il cuore di lasciarmi, ed ho passato parecchi giorni insieme con Gesù, e mi ha comunicato tante grazie e mi faceva comprendere tante cose; ma parte per lo stato sofferente, parte che non so manifestarmi, passo innanzi e faccio silenzio.



[1] macchinazioni

[2] dall’offendermi

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