Libro di Cielo - Volume 4°

Luglio 3, 1902 (136)

Gesù le parla della sua vita eucaristica.

Continuando il mio solito stato mi son trovata fuori di me stessa, dentro una chiesa, e non trovando il mio adorabile Gesù sono andata a bussare ad una custodia[1] per farmi da lui aprire, e non aprendomi, fatta ardita io stessa l’ho aperta ed ho trovato il mio solo ed unico Bene. Chi può dirne il contento? Sono rimasta come estatica nel guardare una bellezza indicibile. E Gesù nel vedermi si è slanciato nelle mie braccia e mi ha detto:

“Figlia mia, ogni periodo della mia vita riscuote dall'uomo distinti e speciali atti e gradi d’imitazione, d'amore, di riparazione ed altro. Ma il periodo della mia vita eucaristica, siccome è tutta vita di nascondimento, di trasformazione e di continua consumazione - tanto che posso dire che il mio amore, dopo ch'è giunto all'eccesso, è anche consumato, non potendo trovare nella mia infinita sapienza altri segni esterni di dimostrazione d’amore per l’uomo - e siccome l'incarnazione, la vita e passione di croce riscuote amore, lode, ringraziamento, imitazione, la vita sacramentale riscuote dall'uomo un amore estatico, amore di disperdimento in me, amore di perfetta consumazione, e consumandosi l’anima nella mia stessa vita sacramentale, può dire di fare presso la Divinità quegli stessi uffizi che continuamente sto facendo presso Dio per amore degli uomini. E questa consumazione trasboccherà[2] l’anima alla vita eterna”.


[1] tabernacolo

[2] trasfonderà

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