Libro di Cielo - Volume 4°

Luglio 1, 1902 (135)

Le vere vittime devono esporsi alle stesse pene di Gesù. Macchinazioni contro la Chiesa e contro il Papa.

Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa inginocchiata sopra un altare, insieme con altre due persone. In questo mentre è uscito Gesù Cristo sopra di questo altare ed ha detto:

“Le vere vittime devono avere comunicazione con la mia stessa vita, devono fruire di me stesso ed esporsi alle mie stesse pene”.

Mentre ciò diceva, ha preso una pisside in mano ed a tutte e tre ci ha fatto la comunione. Dopo ciò, dietro quell'altare pareva che stava una porta che sporgeva in mezzo ad una strada piena di gente e zeppa zeppa di demoni, in modo che non si poteva camminare senz'essere premuta da loro, che essendo piena di spine acutissime non si poteva far movimento senza sentirsi pungere fin dentro le proprie carni. A qualunque costo avrei voluto sfuggire[1] da quei diabolici furori, e quasi mi sforzavo di farlo, ma non so chi mi ha impedito col dirmi:

“Tutto ciò che tu vedi sono macchinazioni contro la Chiesa e contro il Papa. Vorrebbero che il Papa uscisse da Roma, invadendo [essi] il Vaticano ed appropriandolo[2]; e se tu vorresti[3] sottrarti da queste molestie, gli uomini ed i demoni prenderanno forza e faranno uscir fuori queste spine che pungeranno la Chiesa acerbamente; e se tu ti contenterai di soffrirle resteranno infiacchiti l’uno e l’altro”.

Nel sentire ciò mi sono arrestata, ma chi può dire ciò che ho passato e sofferto? Mi credevo che non dovessi più uscire da mezzo a quei diabolici spiriti, ma dopo essere stata quasi una notte, la protezione divina mi ha liberato.

 



[1] fuggire

[2] appropriandosene

[3] vorrai

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