Libro di Cielo - Volume 4°

Giugno 15, 1902 (132)

L’amore non è un attributo di Dio, ma la sua stessa natura. L’anima che veramente ama Gesù non può perdersi.

Trovandomi nel mio solito stato, il mio adorabile Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha detto:

“Figlia mia, tutte le virtù possono dirsi che sono le mie doti ed i miei attributi, ma l’amore non può dirsi che sia un mio attributo, ma la mia stessa natura. Onde tutte le virtù formano il mio trono e le mie qualità, ma l’amore forma me stesso”.

Nel sentire ciò mi son ricordata che il giorno innanzi avevo detto ad una persona che temeva sull'incertezza della salvezza, che chi veramente ama Gesù Cristo può essere sicuro di salvarsi; io per me, lo ritengo per impossibile che Nostro Signore allontani da sé un’anima che di tutto cuore l’ama, perciò pensiamo ad amarlo e terremo in proprio pugno la nostra salvezza.

Onde, ho domandato all'amante Gesù se col dir ciò avevo detto male, e lui ha soggiunto:

“Diletta mia, con ragione ciò tu dicesti, perché l’amore ha questo di proprio, di formare di due oggetti uno solo, di due volontà una sola. Onde l’anima che mi ama forma con me una sola cosa, una sola volontà; come può dunque separarsi da me? Molto più che essendo la mia natura amore, dove trova qualche scintilla d'amore nell'umana natura, subito l’unisce all'amore eterno. Onde, come è impossibile formare di una anima due anime, d’un corpo due corpi, così è impossibile di andar perduta[1] chi veramente mi ama”.

 


[1] di andar perduta, cioè: che vada perduta

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