Libro di Cielo - Volume 4°

Febbraio 21, 1902 (110)

Gesù le versa le sue amarezze e dopo riposa tranquillamente sul suo cuore. Una parola ai sacerdoti predicatori di questi tempi.

Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere nel mio interno quasi in atto di riposarsi; ma mentre pareva che riposava, come se avesse ricevuto un’offesa che non poteva sopportare, come destandosi mi ha detto:

“Figlia mia, abbi pazienza, fammi versare in te quest’amarezza, che non mi dà riposo”.

Ed in così dire, ha versato in me ciò che l'amareggiava ed ha preso il suo aspetto dolce in modo da poter riposare. Poi continuava a stare nel mio interno, spandendo tanti raggi di luce in modo da formare una rete di luce da prendere tutti gli uomini dentro di quella rete; solo, chi riceverà più, chi meno di quella luce. Ora mentre ciò vedevo, Nostro Signore mi ha detto:

“Diletta mia, quando faccio silenzio è segno che voglio riposo, cioè che tu ti riposi in me ed io in te. Quando parlo è segno che voglio vita attiva, cioè che mi aiuti nell'opera della salvezza delle anime; perché essendo mie immagini, ciò che [a] loro si fa, lo ritengo fatto a me stesso”.

In dire ciò vedevo parecchi sacerdoti, e Gesù come lamentandosi con loro ha soggiunto:

“Il mio dire fu semplice, tanto da farlo comprendere ai dotti e ai più ignoranti, come si nota con chiarezza nel Santo Vangelo; ed i predicatori di questi tempi, tanti giri e raggiri vi mescolano che i popoli restano digiuni ed annoiati; si vede che non l’attingono dalla fonte della mia sorgente”.

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