Libro di Cielo - Volume 3°

Luglio 11, 1900 (94)

Dice Gesù a Luisa: “Col richiamare in te le mie sofferenze verrai a placare il furore mio”.

Questa mattina avendo fatta la santa comunione e continuando lo stesso stato di confusione, me ne stavo tutta rannicchiata in me stessa, quando dopo [ho] visto il mio adorabile Gesù che veniva a me tutto in fretta dicendomi: “Figlia mia, spezzami un poco il mio furore, altrimenti...”.

Onde io tutta spaventata ho detto: “Che volete che faccia per spezzare il vostro furore?”

E lui: “Col richiamare in te le mie sofferenze verrai a placare il furore mio”.

In questo mentre, vedevo come se chiamasse il confessore mandando un raggio di luce, e lui subito ha messo l’intenzione di farmi soffrire la crocifissione. Il Signore benedetto prontamente ha concorso ed io mi son trovata in tante sofferenze che per la forza dei dolori mi sentivo uscire l’anima dal corpo. Quando mi credevo in punto di spirare, e contenta io che Gesù ricevesse l’ani­ma mia, ho visto il confessore che col dire basta mi richiamava in me stessa. Allora Gesù mi ha detto:

“L’ubbidienza ti chiama”.

Ed io: “Deh, Signore, me ne voglio venire!”

E Gesù: “Che vuoi da me? L’ubbidienza continua a chiamarti”.

E così pare che questa nuova ubbidienza non ha fatto andare più innanzi le sofferenze. Ma obbedienza certo per me crudele,che mentre mi pareva afferrare il porto, sono stata sbalzata fuori a navigare la via.

Onde dopo, sebbene son rimasta sofferente, ma non mi sentivo quella cosa di morire, il mio benigno Signore ha ripreso a dire: “Figlia mia, se tu oggi non avessi spezzato il mio furore, era giunto tanto al colmo che non solo avrei distrutto le piante, ma anche gli uomini; e se lo stesso confessore non si fosse interposto col richiamare in te le mie sofferenze, non avrei avuto neppure riguardo di lui. È vero che sono necessari i castighi, ma è necessario che di tanto in tanto, quando il mio furore s’inoltra, tu me lo spezzi, altrimenti quanti flagelli manderei!”

E mentre ciò diceva, mi pareva di vederlo stanco che lamentandosi diceva: “Figli miei, poveri figli miei, come vi vedo ridotti!”

E con mia sorpresa mi ha fatto capire che dopo essersi calmato un poco, doveva riprendere il furore per continuare i castighi, e questo era servito solo a non farlo troppo infierire contro le genti. Ah, Signore, placatevi ed abbiate pietà di quei tali che voi stesso chiamate ‘figli miei’!

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