Libro di Cielo - Volume 3°

Giugno 3, 1900 (78)

Luisa: “Signore, scaricate sopra di me la giustizia, ed il vostro amore non sarà più violentato dalla giustizia”.

Siccome continuava il mio adorabile Gesù a non farsi vedere con chiarezza, questa mattina, avendo fatta la santa comunione, il confessore ha messo l’intenzione della crocifissione. Mentre mi trovavo in quelle sofferenze, il benedetto Gesù quasi tirato dalle mie pene si è mostrato con chiarezza. Oh, Dio, e chi può dire le sofferenze che pativa Gesù e lo stato violento in cui si trovava mentre era costretto a mandare i castighi! Faceva tale violenza che non voleva mandarli! Faceva tale compassione vederlo in questo stato, che se gli uomini lo potessero vedere, ancorché i loro cuori fossero di diamante, si spezzerebbero per tenerezza come fragil vetro. Onde ho incominciato a pregarlo che si placasse e che si contentasse di farmi soffrire a me e risparmiasse il popolo.

Poi ho soggiunto: “Signore, se non volete dare ascolto alle mie preghiere, [ri]conosco che lo merito. Se non volete avere compassione dei popoli, ne avete ragione, perché grandi sono le nostre iniquità; ma vi chieggo in grazia che abbiate pietà della violenza che vi fate nel punire le vostre immagini. Ah! Sì, ve lo chieggo per amor di voi stesso, che non mandiate castighi fino a togliere il pane ai vostri figli e farli perire. Oh, no, non è della natura del vostro cuore operare in questo modo! Ecco perciò la violenza che provate, che se avesse potere vi darebbe la morte”.

E lui tutto afflitto mi ha detto: “Figlia mia, è la giustizia che mi fa violenza, e l’amore che ho verso gli uomini mi usa violenza più forte, da mettere il mio cuore in angoscia di morte nel punire le creature”.

Ed io: “Perciò, Signore, scaricate sopra di me la giustizia, ed il vostro amore non sarà più violentato dalla giustizia e non si troverà in contrasti di castigare le genti, che davvero come faranno se voi fate, come mi fate comprendere, disseccare tutto ciò che serve all’ali­mento dell’uomo? Deh! Vi prego, lasciatemi soffrire a me e risparmiate loro, se non in tutto, almeno in parte”.

E Gesù, come se si vedesse costretto dalle mie preghiere, si è avvicinato alla mia bocca ed ha versato dalla sua un poco d’amarezza densa e stomachevole, che appena trangugiata mi ha prodotto tali e tante specie di pene che mi sentivo morire. Allora il benedetto Gesù, sostenendomi in quelle pene, altrimenti sarei rimasta vittima (eppure non era stato altro che un poco che aveva versato; che sarà del suo cuore adorabile che tanto ne conteneva?), ha mandato un sospiro come se si fosse sollevato da un peso, e mi ha detto: “Figlia mia, la mia giustizia aveva deciso di distruggere tutto, ma ora sgravandosi un poco sopra di te, per amor tuo concede un terzo di ciò che serve all’alimento dell’uomo”.

Ed io: “Ah, Signore, è troppo poco, almeno metà!”

E lui: “No, figlia mia, contentati”.

Ed io: “No, Signore; almeno se non volete contentarmi per tutti, contentatemi per Corato e per quelli che mi appartengono”.

E Gesù: “Oggi sta preparata una grandine che deve fare gran danno. Tu stai coi dolori della croce; esci fuori di te stessa in forma di crocifissa, va’ nell’aria e metti in fugga i demoni da sopra Corato, che alla forma crocifissa non potranno resistere ed andranno altrove”.

Così sono uscita fuori di me stessa, crocifissa, ed ho visto la grandine ed i fulmini che stavano per scoppiare sopra Corato. Chi può dire lo spavento dei demoni, come se la davano a gambe alla vista della mia forma crocifissa, come si morsicavano le dita per rabbia! E giungevano a prendersela contro il confessore, che questa mattina mi aveva dato l’ubbidienza di soffrire la crocifissione, giacché con me non se la potevano prendere, anzi erano costretti a fuggire da me per il segno della redenzione che vi scorgevano. Onde dopo di averli messi in fuga, mi sono ritirata in me stessa trovandomi con una buona dose di patimenti. Sia tutto per la gloria di Dio.

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