Libro di Cielo - Volume 3°

Maggio 21, 1900 (73)

L’anima deve tutto in sé spiritualizzare e giungere a rendersi come se fosse un puro spirito

Questa mattina il mio adorabile Gesù non veniva; onde dopo molto aspettare è venuto, e carezzandomi mi ha detto: “Figlia mia, sai tu qual è la mia mira su di te e lo stato che voglio da te?”

E soffermandosi un poco ha soggiunto: “La mira che ho [su] di te non è di cose prodigiose e di tante cose che potrei operare su di te per mostrare l’opera mia, ma la mia mira è di assorbirti nella mia Volontà e di farne una sola [con la tua] e di lasciare di te un esemplare perfetto di uniformità del tuo col mio Volere. Ma ciò è lo stato più sublime, è il prodigio più grande, è il miracolo dei miracoli che di te intendo fare. Figlia mia, per giungere perfettamente a fare uno il nostro Volere, l’anima deve rendersi invisibile, deve imitare me, che mentre riempio il mondo col tenerlo assorbito in me e col non restare assorbito in esso, mi rendo invisibile, ché da nessuno mi lascio vedere.

Ciò significa che non c’è nessuna materia in me, ma tutto è purissimo Spirito; e se nella mia umanità assunta presi la materia, fu per rassomigliarmi in tutto all’uomo e dargli un esemplare perfettissimo [di] come spiritualizzare questa stessa materia. Onde l’anima deve tutto in sé spiritualizzare e giungere a rendersi come se fosse un puro spirito, e la materia in lei più non esistesse, quasi fosse sparita e resa invisibile per poter formare facilmente una la tua con la mia Volontà, perché ciò che è invisibile può essere assorbito in un altro oggetto. Di due oggetti, dei quali si vuol formare uno solo, è necessario che uno perda la propria forma, altrimenti mai si giungerebbe a formare un solo essere. Quale fortuna sarebbe la tua se, distruggendo te stessa fino a renderti invisibile, potessi ricevere una forma tutta divina! Anzi tu, col restare assorbita in me ed io in te formando un solo essere, verresti a ritenere in te la fonte divina; e siccome la mia Volontà contiene ogni bene che ci può mai essere, verresti a ritenere tutti i beni, tutti i doni, tutte le grazie, e non avresti a cercarli altrove, ma in te stessa.

E se le virtù non hanno confine, stando nella mia Volontà, secondo che[1] la creatura può giungere troverà il suo[2] termine, perché la mia Volontà fa giungere ad acquistare le virtù più eroiche e più sublimi, che la creatura non può sorpassare. È tanta l’altezza della perfezione dell’anima disfatta nel mio Volere, che giunge ad operare come Dio; e questo non è meraviglia, perché siccome non vive più la sua volontà in essa, ma la Volontà di Dio medesimo, cessa ogni stupore se vivendo con questa Volontà possiede la potenza, la sapienza, la san­tità e tutte le altre virtù che contiene lo stesso Dio. Basta dirti, per fare che tu t’innamori e cooperi quanto puoi da parte tua per giungere a tanto, che l’anima che giunge a vivere del solo mio Volere è regina di tutte le regine ed il suo trono è tanto alto che giunge fino al trono del­l’Eterno; ed entra nei segreti dell’Augustissima Triade e partecipa all’amore reciproco del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Oh, come tutti gli angeli ed i santi la onorano, gli uomini l’ammirano ed i demoni la temono scorgendo in lei l’Essere Divino!”

Ah, Signore, quando mi farete giungere a questo? Perché da me niente posso.

Or chi può dire ciò che il Signore infondeva in me con luce intellettuale su questa uniformità di voleri! È tanta l’altezza dei concetti, che la mia lingua non bene [in]dirizzata non ha parole come esprimerlo. Appena ho potuto dire questo poco, sebbene spropositando, di ciò che il Signore con luce vivissima mi fece comprendere.



[1] secondo che la creatura può giungere, cioè per quanto a creatura sia possibile

[2] loro

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