Libro di Cielo - Volume 3°

Aprile 2, 1900 (57)

Gesù non giudica secondo le opere, ma secondo la volontà con cui si opera.

Questa mattina ho dovuto molto soffrire per l’assen­za del mio caro Gesù, ma però ha ricompensato le mie pene col soddisfare il mio desiderio di voler sapere una cosa che da molto tempo bramavo. Onde dopo aver girato e rigirato in cerca di Gesù, or lo chiamavo con la preghiera, or con le lacrime, or col canto, chi sa potesse restar ferito dalla mia voce e così farsi trovare; ma tutto indarno. Ho replicato i gemiti, a chiunque trovavo domandavo di lui.

Finalmente, quando il mio cuore si sentiva crepare e che non ne potevo più, l’ho trovato, ma lo vedevo di tergo, e ricordandomi di una resistenza che gli feci, che dirò nel libro del confessore, gli ho chiesto perdono, e così pare che ci siamo messi d’accordo, tanto che lui stesso mi ha domandato che cosa volessi, ed io gli ho detto: “Compiacetevi di farmi conoscere la vostra Volontà sul mio stato, specialmente che cosa devo fare quando mi trovo con poche sofferenze e voi non venite, e se venite è quasi ad ombra. Onde non vedendo voi, i miei sensi me li sento in me stessa, e trovandomi in questa posizione mi sento come se ci mettessi del mio e non fosse necessario aspettare la venuta del confessore per uscire da quello stato”.

E Gesù: “O soffri o non soffri, o vengo o non vengo, il tuo stato è sempre di vittima; molto più che questa è la mia Volontà e la tua, ed io giudico non secondo le opere che si fanno, ma secondo la volontà con cui si opera”.

Ed io: “Signore mio, va bene come dite, ma mi pare che sto[1] inutile e si perde molto tempo, e mi sento un fastidio, un timore; e poi far venire il confessore, mi tormenta l’anima che non fosse Volontà vostra”.

E lui: “Pensi tu che fosse peccato il far venire il confessore?”

Ed io: “No, ma temo che non fosse tua Volontà”.

E lui: “Del peccato devi fuggire anche l’ombra, ma del resto non devi darti pensiero”.

Ed io: “Se non fosse tua Volontà a che pro starci?”

E lui: “Oh, mi pare che la figlia mia vuole sfuggire lo stato di vittima, non è vero?”

Ed io, tutta arrossendo, ho detto: “No, Signore, dico questo per quando qualche volta non mi fate soffrire e voi non venite; del[2] resto fatemi soffrire ed io non mi darò nessun pensiero”.

E Gesù: “E a me pare che vuoi sfuggire. Poi, sai tu quando ho riservato di venire a comunicarti le mie pene, se [al]la prima, [al]la seconda, [al]la terza o anche [al]l’ul­tima ora? Onde, distraendoti da me e sforzandoti ad uscire ti occuperai in altro, ed io venendo non ti troverò preparata e prenderò la mia volta e me ne andrò altrove”.

Ed io tutta spaventata: “Non sia mai, o Signore! Non voglio altro sapere che la vostra Santissima Volontà”.

E lui: “Statti calma ed aspetta il confessore”. Detto ciò è scomparso.

Pare che mi sento sgravata da un gran peso, da questo parlare di Gesù; ma con tutto ciò non è scemata in me la pena dolorosa [di] quando Gesù mi priva di lui.



[1] sono

[2] per il

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