Libro di Cielo - Volume 3°

 Febbraio 13, 1900 (37)

La mortificazione ha virtù di cuocere tutte le imperfezioni e difetti che si trovano nell'anima

Questa mattina dopo aver fatta la comunione ho visto il mio adorabile Gesù, ma tutto cambiato di aspetto. Mi pareva serio, tutto ritenutezza, in atto di rimproverarmi. Che cambiamento straziante! Il mio povero cuore, anziché venire sollevato me lo sentivo più oppresso, più trafitto, alla presenza così insolita di Gesù. Eppure mi sentivo tutto il bisogno di un sollievo, per le pene sofferte nei giorni passati, della sua privazione, che mi pareva che vivessi, ma agonizzante ed in continua violenza. Ma Gesù benedetto volendo rimproverarmi che andavo cercando sollievo alla sua presenza, mentre non dovevo cercare altro che patire, mi ha detto:

“Come la calce ha virtù di concuocere gli oggetti che vi si menano dentro, così la mortificazione ha virtù di cuocere tutte le imperfezioni e difetti che si trovano nell’anima, e giunge a tanto che spiritualizza anche il corpo, e come cerchio vi si pone d’intorno e vi suggella tutte le virtù. Fino a tanto che la mortificazione non ti concuoce ben bene l’anima come il corpo, fino a disfarlo, non può suggellare perfettamente in te il marchio della mia crocifissione”.

Dopo ciò, non so dire bene chi fosse, ma mi pareva che fosse un angelo, mi ha trapassato le mani ed i piedi, e Gesù con una lancia che usciva dal suo cuore mi ha trapassato il mio con estremo dolore ed è scomparso lasciandomi più afflitta di prima. Oh, come comprendevo bene la necessità della mortificazione, mia inseparabile amica, e che in me non esisteva neppure l’ombra d’ami­cizia con la mortificazione! Ah, Signore, legatemi con voi, con indissolubile amicizia con questa buona amica, che da me non so mostrarmi che tutta rustichezza, e quella non vedendosi da me accolta con buon viso, mi usa tutti i riguardi, mi va sempre risparmiando, temendo che le abbia a voltare le spalle del tutto, e mai compie con me il suo bello e maestoso lavorio; poiché, stante che stiamo un po’ lontane, non giungono le sue mani prodigiose fino a me in modo da potermi lavorare e presentarmi a voi come opera degna delle sue santissime mani.


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