Libro di Cielo - Volume 3°

Dicembre 25, 1899 (20)

Gesù, da che nacque, tenne il suo cuore sempre offerto in sacrifizio per glorificare il Padre, per la conversione dei peccatori e per le persone che più gli furono fedeli compagne nelle sue pene.

Dopo aver passati parecchi giorni quasi di privazione totale del mio sommo ed unico bene, accompagnati da una durezza di cuore, senza poter neppure piangere la mia gran perdita, sebbene offrivo a Dio anche quella durezza dicendogli: “Signore, accettatela come sacrifizio; voi solo potete rammollire questo cuore sì duro”, finalmente, dopo lungo penare, è venuta la mia cara Mamma Regina portando nel suo grembo il celeste bambino ravvolto in un pannolino, tutto tremante; me l’ha dato fra le mie braccia dicendomi: “Figlia mia, riscaldalo coi tuoi affetti, che mio Figlio nacque in estrema povertà, in totale abbandono degli uomini ed in somma mortificazione”.

Oh, come era carino, con quella sua celeste beltà! L’ho preso fra le mie braccia e me l’ho stretto per riscaldarlo, perché era quasi intirizzito dal freddo, non avendo altra cosa che lo copriva che un solo pannolino.

Dopo averlo riscaldato per quanto ho potuto, il mio tenero bambinello, snodando le sue purpuree labbra, mi ha detto: “Mi prometti tu d’essere sempre vittima per amor mio, come io lo sono per amor tuo?”

Ed io: “Sì, tesoretto mio, te lo prometto”.

E lui: “Non son contento della parola, ne voglio un giuramento, ed anche una sottoscrizione col tuo sangue”.

Ed io: “Se vuole l’ubbidienza, lo farò”.

E lui pareva tutto contento ed ha soggiunto: “Il mio cuore, da che nacqui, lo tenni sempre offerto in sacrifizio per glorificare il Padre, per la conversione dei peccatori e per le persone che mi circondavano e che più mi furono fedeli compagne nelle mie pene. Così io voglio che il tuo cuore stia in continua attitudine, offerto in ispirito di sacrifizio per questi tre fini”.

Mentre ciò diceva, la Regina Mamma voleva il bambino per ristorarlo col suo latte dolcissimo. L’ho restituito e lei ha messo fuori la sua mammella per metterla in bocca al divino bambino; ed io, furba, volendo fare uno scherzo, ho messo la mia bocca a succhiare, ho tirato poche gocce; e nell’atto che ciò facevo mi sono scomparsi, lasciandomi contenta e scontenta. Sia tutto a gloria di Dio ed a confusione di questa misera peccatrice.

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