Libro di Cielo - Volume 2°

Ottobre 24, 1899 (86)

Gesù le mostra il suo dispiacere e la necessità di castigare l’uomo, riprodotto dell’Essere Divino.

Questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha trasportata fuori di me stessa, in mezzo alle genti, e Gesù pareva che guardava con occhio di compassione le creature, e gli stessi castighi comparivano sue infinite misericordie uscite dal più intimo del suo cuore amorosissimo. Onde, rivolto a me, mi ha detto:

“Figlia mia, l’uomo è un riprodotto dell’Essere Divino, e siccome il nostro cibo è l’amore sempre reciproco, conforme e costante tra le Divine Persone, quindi [l’uo­mo] essendo uscito dalle nostre mani e dall’amor puro disinteressato, è come una particella del nostro cibo. Ora questa particella ci è divenuta amara, non solo, ma la maggior parte, discostandosi da noi, si è fatta pascolo delle fiamme infernali e cibo dell’odio implacabile dei demoni, nostri e loro capitali nemici. Eccoti la causa principale del nostro dispiacere della perdita delle anime, è questa, perché son nostre, è cosa che ci appartiene. Come pure la causa che mi spinge a castigarli è l’amor grande che nutro per loro e per poter mettere in salvo le loro anime”.

Ed io: “Signore, pare che questa volta non avete altre parole da dire che di castighi. La vostra potenza tiene tant’altri mezzi come salvare queste anime, e poi se fossi certa che tutta la pena cadesse sopra di loro, col restare voi libero senza soffrire in loro, pure mi contenterei; ma veggo che già state soffrendo molto per quei castighi che avete mandato; che sarà se continuate a mandare altri castighi?”

E Gesù: “Con tutto ciò che soffro, l’amore mi spinge a mandare più pesanti flagelli, e questo perché non c’è mezzo più potente di far entrare in sé stesso l’uomo e fargli conoscere che cosa è il suo essere, col far[gli] vedere disfatto sé stesso; gli altri mezzi pare che lo ingagliardiscono di più, onde conformati alla mia giustizia. Veggo bene che l’amore che tu mi vuoi ti spinge tanto a non conformarti meco, e non hai cuore di vedermi soffrire; ma anche mia Madre mi amò più di tutte le creature, che nessun’altra può mai pareggiarla, eppure per salvare queste anime si conformò alla giustizia e si contentò di vedermi tanto soffrire. Se ciò fece mia Madre, come non lo potresti tu?”

E nell’atto che Gesù parlava, mi sentivo tirare la mia volontà talmente alla sua, che quasi non sapevo più resistere di non conformarmi alla sua giustizia. Non sapevo che dire tanto mi sentivo convinta, ma però non ancora ho manifestato la mia volontà. Gesù è scomparso ed io son rimasta in questo dubbio, se devo o no conformarmi.

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