Libro di Cielo - Volume 2°

Ottobre 1, 1899 (79)

Gesù le parla con amarezza degli abusi dei sacramenti

Questa mattina seguitava a farsi vedere in silenzio, ma in aspetto afflittissimo. L’amabile Gesù teneva sulla testa conficcata una folta corona di spine. Le mie interiori potenze me le sentivo in silenzio e non ardivano di dire una sola parola, solo che, vedendo che soffriva assai nella testa, ho steso le mani e pian piano gli ho tolto la corona; ma che acerbo spasimo soffriva! Come si allargavano le ferite ed il sangue scorreva a ruscelli! A dire il vero era cosa che strappava l’anima. Dopo l’ho messa sulla mia testa e lui stesso aiutava a fare sì che vi penetrasse dentro; ma tutto era silenzio d’ambo le parti. Ma qual è stata la mia meraviglia, che dopo poco ho fatto per guardarlo di nuovo ed un’altra [corona], con le offese che facevano, stavano mettendo sulla testa di Gesù.

Oh perfidia umana! Oh pazienza incomparabile di Gesù, quanto sei tu grande! E Gesù taceva e quasi non li guardava per non conoscere chi erano i suoi offensori. Quindi di nuovo gliel’ho tolta e, tutte le interiori potenze risvegliandosi di tenera compassione, gli ho detto: “Caro mio Bene, dolce mia vita, dimmi un po’: perché non mi dici più niente? Non è stato mai tuo solito nascondermi i tuoi segreti; deh, parliamo un poco insieme, che così sfogheremo un poco il dolore e l’amore che ci opprime”.

E lui: “Figlia mia, sei tu il sollievo nelle mie pene. Sappi però che non ti dico niente perché tu mi costringi sempre a far sì che non castighi le genti; vuoi opporti alla mia giustizia e, se non faccio come tu vuoi, ne resti dispiaciuta ed io più ne sento una pena che non ti tengo contenta. Quindi, per evitare dispiaceri d’ambo le parti, faccio silenzio”.

Ed io: “Mio buon Gesù, avete forse dimenticato quanto voi stesso venite a soffrire dopo che avete adoperato la giustizia? Quel vedervi soffrire nelle stesse creature, è [ciò] che mi rende più che mai circospetta a costringervi che non castighiate le genti. E poi, quel vedere le stesse creature rivolgersi contro di voi come tante vipere avvelenate, quasi che se fosse in loro potere già vi toglierebbero la vita, perché si veggono sotto i vostri flagelli, e di più vengono ad irritare la vostra giustizia, non mi dà l’animo di dire il Fiat Voluntas tua”.

E lui: “La mia giustizia non può passare più oltre, mi sento da tutti ferito; da sacerdoti, da devoti, da secolari, specialmente per l’abuso dei sacramenti. Chi non li cura affatto, aggiungendo i disprezzi, e chi frequentandoli ne formano conversazione di piacere, e chi non essendo soddisfatti nei loro capricci, giungono per questo ad offendermi. Oh, quanto resta straziato il mio cuore nel vedere ridotti i sacramenti come quelle pitture dipinte oppure quelle statue di pietre, che compariscono vive, operanti, da lontano, ma si fa per avvicinarle e si incomincia a scovrire l’inganno; onde si fa per toccarle, e che cosa si trova? Carta, pietre, legno, oggetti inanimati, ed ecco, [si resta] del tutto disingannati. Tale sono i sacramenti ridotti, per la maggior parte; non c’è altro che la sola apparenza.

Che dire poi di quelli che restano più lordi che netti? E poi, lo spirito d’interesse che regna nei religiosi, è cosa da piangere. Non ti pare che sono tutt’occhi dove c’è un vilissimo soldo, fino ad avvilire la loro dignità? Ma dove non c’è l’interesse non hanno mani né piedi per muoversi un tantino. Questo spirito d’interesse riempie loro tanto l’interno, che trabocca nell’esterno, fino a sentirne la puzza gli stessi secolari; e di ciò scandalizzati formansi la causa che non prestano fede alle loro parole. Ah, sì, nessuno mi risparmia! Vi è chi mi offende direttamente, e chi potendo impedire un tanto male non si cura di farlo; onde non ho a chi rivolgermi. Ma io li castigherò in modo da renderli inabili, e chi[1] distruggerò perfettamente; giungeranno a tanto che resteranno le chiese deserte, senza avere chi amministri i sacramenti”.

Interrompendo il suo dire, tutta spaventata ho detto: “Signore, che dite? Se ci sono quelli che abusano dei sacramenti, vi sono tante buone figlie che li ricevono con le dovute disposizioni, e ci soffrono molto se non li frequentano”.

E lui: “Troppo scarso è il loro numero; e poi la loro pena perché non possono riceverli riuscirà a mia riparazione e ad essere vittime per quelli che ne abusano”.

Chi può dire quanto sono restata straziata da questo parlare di Gesù benedetto? Ma spero che voglia placarsi per la sua infinita misericordia.



[1] alcuni

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