Libro di Cielo - Volume 2°

Settembre 9, 1899 (71)

Gesù le parla del nulla delle anime e dell’amore che porta a lei

Continua Gesù a venire, ma in un aspetto tutto nuovo. Pareva che dal suo cuore benedetto uscisse un tronco d’albero che conteneva tre radici distinte; e questo tronco, dal suo [cuore si] sporgeva nel mio, ed uscendo dal mio cuore, il tronco formava tanti bei rami carichi di fiori e di frutti, di perle e di pietre preziose risplendenti come stelle fulgidissime. Ora il mio amante Gesù, vedendosi all’ombra di quest’albero, tutto si ricreava; molto più che dall’albero cadevano tante perle che formavano un bell’ornamento all’umanità sua santissima.

Mentre stava in questa posizione mi ha detto: “Figlia mia carissima, le tre radici che vedi che contiene que­st’albero sono la fede, la speranza e la carità. E siccome tu vedi [che] questo tronco esce da me e s’introduce nel tuo cuore, ciò significa che non c’è bene che posseggano le anime che non venga da me. Sicché dopo la fede, la speranza e la carità, il primo sviluppo che fa questo tronco è il far conoscere che tutto il bene viene da Dio, che [le anime], di loro[1] non hanno altro che il proprio nulla, e che questo nulla non fa altro che darmi la libertà di farmi entrare in loro e farmi operare ciò che voglio; mentre vi sono altri ‘nulli’, cioè altre anime che con la loro libera volontà si oppongono; onde mancando questa conoscenza il tronco non produce né rami né frutti e nessun’altra cosa di buono.

I rami che contiene quest’albero, con tutto l’apparato dei fiori, frutti, perle e pietre preziose, sono tutte le diverse virtù che può possedere l’anima. Ora chi ha dato la vita a quest’albero così bello? Certo le radici; ciò significa che la fede, la speranza e la carità, tutto abbracciano, tutte le virtù contengono, tanto che sono messe come base e fondamento dell’albero, e senza di loro non si può produrre nessun’altra virtù”.

Onde ho compreso pure che i fiori significano le virtù, i frutti i patimenti, le pietre e le perle preziose il patire puramente per il solo amore di Dio. Ecco perciò quelle perle che cadevano, formavano quel bell’ornamento a Nostro Signore. Or mentre Gesù sedeva all’ombra di quest’albero, mi guardava con tenerezza tutta paterna, onde preso da un trasporto amoroso, che non ha potuto contenere in sé, e strettamente abbracciandomi, ha incominciato a dire:

“Quanto sei bella! Tu sei la mia semplice colomba, la mia diletta dimora, il mio vivo tempio in cui unito col Padre e lo Spirito Santo mi compiaccio di deliziarmi. Il tuo continuo languire per me, mi solleva e ristora dalle continue offese che mi fanno le creature. Sappi ch’è tanto l’amore che ti porto, che son costretto a nasconderlo in parte, per fare che tu non impazzisca, e non potessi vivere, ché se te lo facessi vedere, non solo impazziresti, ma non potresti continuare a vivere; la tua debole natura resterebbe consumata dalle fiamme del mio amore”.

Mentre ciò diceva io mi sentivo tutta confondere ed annichilire e mi sentivo sprofondare nell’abisso del mio nulla, perché mi vedevo tutta imperfetta; specialmente notavo la mia ingratitudine e freddezze alle tante grazie che il Signore mi fa. Ma spero che tutto vuole ridondare a sua gloria ed onore, sperando con ferma fiducia che uno sforzo del suo amore voglia vincere la mia durezza.

 



[1] proprio

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