Libro di Cielo - Volume 2°

Agosto 2, 1899 (53)

Gesù fa minacce di castighi e le mostra la necessità di corrispondere alle sue grazie.

Questa mattina il mio adorabile Gesù si faceva vedere tutto afflitto e quasi adirato cogli uomini, minacciando i soliti castighi e di far morire gente all’improvviso sotto i fulmini, grandine e fuoco. Io l’ho pregato assai che si placasse, e Gesù mi ha detto:

“Son tante le iniquità che si innalzano dalla terra al cielo che, se mancasse per un quarto d’ora la preghiera delle anime che stanno vittime innanzi a me, io farei uscire fuoco dalla terra e brucerei le genti”. Poi ha soggiunto: “Vedi quante grazie dovrei versare sulle creature, ma perché non trovo corrispondenza son costretto a ritenerle in me, anzi me le fanno cambiare in castighi. Bada tu, figlia mia, a corrispondermi alle tante grazie che sto versando in te, che la corrispondenza è la porta aperta per farmi entrare nel cuore ed ivi formare la mia abitazione. La corrispondenza è come quella buona accoglienza, quella stima che si usa a quelle persone quando vengono a far visite, in modo che, attirate da quel rispetto, da quelle maniere [e] affabilità che si usa[no] con loro, sono costrette a venire altre volte e giungono a non sapersene distaccare. Il tutto sta nel corrispondermi, ed a misura che[1] mi corrispondono e [mi] trattano loro in terra, io mi [com]porterò con loro in cielo, facendo loro trovare le porte aperte; inviterò tutta la corte celeste ad accoglierli e li collocherò nel più sublime trono, ma sarà tutto al contrario per chi non mi corrisponde”. 



[1] di come

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