Libro di Cielo - Volume 2°

Giugno 19, 1899 (38)

Gesù si lamenta di certe anime a lui consacrate.

Avendo passato ieri una giornata di purgatorio per la privazione quasi totale del sommo Bene e per le tante tentazioni che mi metteva il demonio, mi pareva che facessi tanti peccati. Oh, Dio che pena, offendere Dio! Questa mattina, appena visto Gesù, subito gli ho detto: “Gesù buono, perdonami i tanti peccati che feci ieri”; e volevo dirgli tutto il male che mi sentivo d’aver fatto. Egli spezzando il mio dire mi ha detto:

“Se fai scomparire te stessa, non farai mai peccati”.

Io volevo continuare a dire, ma Gesù facendomi vedere molte anime devote e mostrandomi di non voler sentire ciò che gli volevo dire, ha ripreso di nuovo a dire:

“Quello che più mi dispiace di queste anime è l’instabilità nel fare il bene; basta una piccola cosa, un dispiacere, anche un difetto, mentre allora è il tempo più necessario per stringersi più a me, e quali[1] invece si irritano, si disturbano e tralasciano il bene incominciato. Quante volte ho preparato loro le grazie per darle e, vedendole così instabili sono stato costretto a ritenerle!” Però, conoscendo che non voleva sapere niente di quello che volevo dirgli e vedendo il mio confessore che stava poco bene nel corpo, ho pregato a lungo per lui, e facendogli[2] varie domande, che non è qui necessario il dirle. E Gesù a tutto benignamente mi ha risposto, e così è finito. 



[1] e quali, cioè esse

[2] facendo a Gesù

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