Libro di Cielo - Volume 2°

Giugno 16, 1899 (36)

Ottiene da Dio di fare risparmiare in parte dai suoi castighi il suo paese.

Continuava ancora a farsi vedere che vuole castigare; io l’ho pregato che volesse versare in me le sue amarezze e che volesse risparmiare tutto il mondo; e se questo non fosse possibile, almeno quelli che mi appartengono e il mio paese. A quest’intenzione pareva che si unisse pure quella del confessore e così pareva che Gesù, vinto dalle preghiere, ha versato un poco dalla sua bocca, ma non quella tazza detta disopra. Questo poco che ha versato pareva che lo facesse per risparmiare in qualche modo il mio paese, ma non tutti quelli che mi appartengono. Io però questa mattina sono stata causa di fare affliggere Gesù. Siccome dopo versato l’ho visto più calmo, senza pensarci gli ho detto: “Amabile mio Gesù, ti prego di liberarmi dal fastidio che do al confessore di farlo venire ogni giorno. Che costa a voi il liberarmi, e che voi stesso che mi mettete nelle sofferenze, voi stesso mi liberate? Certo che vi costa niente e se volete, tutto potete”.

Mentre ciò gli dicevo, Gesù faceva un volto tanto afflitto che quell’afflizione me la sentivo penetrare fin nell’intimo del mio cuore, e senza dirmi parola è scomparso. Come mi ha lasciata mortificata! Lo sa solo il Signore, pensando specialmente, ancora, [che] più non ci veniva[1]. Ma poco dopo è ritornato, ma con maggiore afflizione, portando un volto tutto gonfio e pieno di sangue, che allora allora gli avevano fatto quelle offese. Gesù tutto mesto ha detto:

“Vedi quello che mi hanno fatto, come tu dici che non vuoi che castighi le creature? [I castighi] son necessari per umiliarli e non farli imbaldanzire di più”. 



[1] ci veniva, cioè sarebbe venuto

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