Libro di Cielo - Volume 2°

Giugno 2, 1899 (28)

Gesù le parla della conoscenza di noi stessi.

Il mio dolcissimo Gesù questa mattina mi ha voluto fare toccare con le proprie mani il mio nulla. Nell’atto che si è fatto vedere, le prime parole che mi ha indirizzato sono state: “Chi sono io e chi sei tu?”

Pur in queste due parole vidi due luci immense: in una comprendevo Dio, nell’altra vedevo la mia miseria, il mio nulla; mi vedevo non essere altro che un’ombra, come quell’ombra che fa il sole nell’irradiare la terra, che dipende dal sole, che passando per essa ad altri punti, l’ombra finisce d’esistere fuori del suo splendore. Così l’ombra mia, cioè il mio essere, dipende dal mi­stico sole Iddio, che in un semplice istante può disfare quest’ombra. Che dire poi, come ho deformato que­st’ombra che il Signore mi ha dato non essendo neppure mia? Fa orrore a pensarlo: puzzolente, putrida, tutta verminosa; eppure in questo stato così orrido ero costretta a stare innanzi ad un Dio sì santo. Oh, come sarei stata contenta se mi fosse [stato] dato nascondermi nei più cupi abissi!

Dopo ciò, Gesù mi ha detto: “Il favore più grande che posso fare ad un’anima è il farle conoscere sé stessa. La conoscenza di sé e la conoscenza di Dio vanno pari passi[1]. Per quanto conoscerai te stessa altrettanto conoscerai Dio. L’anima che ha conosciuto sé stessa, vedendosi che da sé non può niente operare di bene, quest’ombra del suo essere la trasforma in Dio e ne avviene che in Dio fa tutte le sue operazioni. Succede che l’anima sta in Dio e cammina presso di lui senza guardare, senza investigare, senza parlare; in una parola, come morta, perché conoscendo a fondo il suo nulla non ardisce di fare niente da sé, ma ciecamente segue il tiro delle operazioni del Verbo”.

A me sembra che all’anima che conosce sé stessa succede come a quelle persone che vanno in vapore, che mentre passano da un punto all’altro, senza fare un passo da sé stesse fanno dei lunghi viaggi, ma tutto in virtù del vapore che le trasporta; così l’anima, mettendosi in Dio come le persone in vapore, fa dei sublimi voli nella via della perfezione, ma conoscendo appieno che non [è] essa, ma in virtù di quel Dio benedetto che la porta in sé. Oh, come il Signore favorisce, arricchisce, concede grazie più grandi, sapendo che non a sé, ma tutto a lui attribuisce! Oh anima che conosci te stessa, quanto tu sei fortunata! 



[1] pari passi, cioè di pari passo

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