Nostro Signore si tolse la corona si avvicinò a me e mi domandò se l'accettavo.

Pochi giorni dopo del detto di sopra, mi sentii un'altra [volta] perdere i sensi. (Ricordo che in principio ogni qual volta mi sentivo venire un tale stato, credevo di dover lasciare la vita) mentre perdetti i sensi si fece vedere un'altra volta Nostro Signore con la coro­na di spine in testa, tutto grondante Sangue, ed a me rivolto disse: «Figlia, vedi un po' ciò che mi fanno gli uomini. In questi tristi tempi è tanta la loro superbia che ne hanno infestato tutta l'aria, ed è tanta la puzza che da per ogni dove si sparge, che è giunta fino innanzi al mio trono nell'Empireo. Fanno in modo che loro stessi si chiudono il cielo. I miseri non hanno occhi per conoscere la verità, perché offuscati dal peccato della superbia col seguito degli altri vizi che portano con sé. Deh, dammi un sollievo a tanti acerbi spasimi ed una riparazione a tanti torti che mi si fanno!».

Ed in così dire si tolse la corona, che non pareva corona ma tutto un pezzo, in modo che neppure una minima particella della testa re­stava libera, ma tutta veniva trapassata da quelle spine. Mentre si tolse la corona si avvicinò a me e mi domandò se l'accettavo. Io mi sentivo tanto annichilita, provavo tali pene delle offese che si fanno che mi sentivo spezzare il cuore; gli dissi: «Signore, fa' di me ciò che vuoi». E così la prese e me la conficcò sulla mia testa e disparve.

Ora, chi può dire gli spasimi che provai nel ritornare in me stessa. Ad ogni movimento del capo credevo di spirare, tanti erano i dolori, le punture che sentivo nella testa, negli occhi, orecchie, dietro alla nuca; quelle spine me le sentivo penetrare fino nella bocca e [questa] si stringeva in modo che non potevo aprirla per prendere il cibo, e sta­vo quando due e quando tre giorni senza poter prendere niente. Quando si mitigavano in qualche modo, mi sentivo una mano sensibile che mi premeva il capo e mi rinnovava le pene, e delle volte erano tanti gli spasimi che per il dolore perdevo i sensi.

Da principio questo succedeva certi giorni sì, certi no; quando si replicavano tre, quattro volte al giorno, quando duravano un quarto, quando mezza ora, e quando un'ora e poi restavo libera; solo che mi sentivo molto debole e sofferente: a misura che in quello stato d'assopimento mi erano state comunicate le pene, così restavo più o meno sofferente.

Ricordo ancora che siccome certe volte per le sofferenze della te­sta, come ho detto di sopra, non potevo aprire la bocca per prender il cibo, e siccome la famiglia sapeva che non ci avevo tanta voglia di stare in campagna, quindi, quando vedevano che non mangiavo, me l'attribuivano a capriccio, e naturalmente s'irritavano, s'inquietavano e mi motteggiavano. La natura voleva risentirsi di questo, perché ve­devo che non era vero ciò che loro dicevano, ma il Signore non voleva questo risentimento; ed ecco come successe.

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